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Celentano, 80 anni di nulla sublime

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Don Backy e Celentano ne Foto: Don Backy e Celentano ne "La carità"
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«Sai ballare?...» gli chiede Lola Falana, -danzatrice sexyssima, Venere nera dall'ombelico nudo ed ipnotico, che di lì a poco conquisterà un Golden Globe- con fare altezzoso. Ma sì che sa ballare. Ed ecco che il Molleggiato,  sguardo stizzito, comincia, appunto, a moleggiare sulla sua anca a metà fra John Wayne e il David di Michelangelo. Musica, rock. Falana che esplode in passo doppio. Poi rieccolo, il Molleggiato, in studio, col Clan -Santercole e Don Backy sullo sfondo- a cantare una versione del Ragazzo della via Gluck che alterna a quella più nota, tra i palazzoni della periferia milanese. E, di nuovo, rieccolo in un brano ecosolidale ante litteram, L'unica chance («Quel che ci conviene ormai è di non mangiare più/Non c'è scampo ormai per noi è inquinato anche il menù») . Eppoi, ancora, riappare in una surreale intervista a se stesso, appena trentenne; e a spalle ricurve, ultrasettantenne, sussurrando Io non so parlare d'amore; e a leggere la mano a Mina; e in versione Jerry Lewis nel debutto del 1959. Un turbinio d'immagini assale lo spettatore del  (Raiuno, sabato, preserale) dedicato agli 80 anni di Adriano Celentano. La televisione tutta -Canale 5 con Rock Politik, gli Speciali Rai, i film- ha giustamente omaggiato la sua eterna gallina dalle uova d'oro. Nell'euforia collettiva per Adriano, perfino un parroco, a Imperia ha chiuso la messa intonando Azzurro. Io, da ragazzino, impazzivo per Celentano. Era un guascone toccato dalla grazia, una specie di Fonzie che sapeva cantare. Il mio imprintig del Molleggiato è quello del duetto con Don Backy,  vestiti da fraticelli, che rockeggiano La carità nel film Il monaco di Monza con Totò. È il mio imprinting celentanesco, ma ognuno -come per i film di John Ford-  può scegliersi il proprio. Vedendo scorrere le immagini di repertorio dalle sterminate teche della Rai, ha provato, ad analizzare il fenomeno. Tra l'altro, osservato in montaggi ritmatissimi -senza le sue leggendarie pause, interstizi del nulla- , il Celentano in biancoenero mostra una freschezza straordinaria. Ma mi sfugge ancora, dopo lustri, il segreto del suo successo. Lola Falana è andata, Adriano è rimasto...

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