Complimenti per la trasmissione

Le spose di Costantino non sono alla sua altezza

Francesco Specchia

E’ stato come prendere PJ Wodehouse e precipitarlo in una puntata di Sereno variabile. Da Le spose di Costantino (Raidue, giovedì, prime time, parlo della prima puntata, ma il discorso vale pure per le successive), la docu-fiction ambientata ai Tropici, s’imprimono nello spettatore una manciata di immagini. Una lezione in stile professor Keating che il suo conduttore, Costantino Della Gherardesca, fa ad un classe di liceali giamaicani (paragonando la povertà di Kingston e lo stallo economico della Giamaica a quelle dello Stivale); un’intervista trasformatasi in seduta di psicanalisi radiofonica col maggior rapper giamaicano, un sessista padre di trenta figli convinto della inferiorità antropologica della donna; una gara di “Twert”, curioso e tellurico movimento di glutei tra Elisabetta Canalis e un’abbondante sexy star autoctona (vince l’autoctona, dal fondoschiena molto più imponente); e l’idea, proficua, di uno “scambio di vita” per un breve periodo con una coppia di indigeni, con annesso il consumo dello loro abitudini, del loro lavoro, della loro vita. Insomma, il programma, con la scusa di un matrimonio fittizio tra Costa e una vip,(dopo la Canalis, le “spose” saranno Marini, Giorgi e Ferrari), esplora col sorriso fette di mondo poco note. Confesso di partire dal pregiudizio (positivo) che Costantino Della Gherardesca sia la vera grande risorsa autorale dell’intrattenimento della nostra televisione. Quindi alle battute british del conduttore (compresa quella sulla Canalis “un filino più a destra di Galeazzo Ciano”…) io mi sono assai divertito. Però, uno deve, asetticamente, fare i conti con l’audience, che è stata –diciamolo- disastrosa: 3,6% di share. Che cosa non va, dunque, nel programma? Vari elementi. Primo, trattasi di narrazione da programmazione verticale, non è di prima serata. Secondo, la parte di fiction della nozze è troppa carica. Terzo, Costa fa una tv intelligente –a volte anche troppo- , ma a forza di dirglielo potrebbe cadere nella tentazione di farsi scivolare in modo eccessivo al centro del racconto. La peculiarità di Della Gheraresca sta nel parodiare la realtà, e renderne la parte banale commestibile allo spettatore. La sua ironia lo rende un grande giornalista (utilizzatelo in un talk di peso), un grande valet della tv pubblica alla Jeeves, per tornare a Wodehouse. Il rischio è che la sovresposizione produca danni, oltre che all’ascolto, ad un'imprescindibile risorsa…