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La Meraviglia dell'ineffabile dottor Angela

Il successo di Meraviglie con Alberto Angela

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Il fascino del bassorilievo Foto: Il fascino del bassorilievo
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Dell'ineffabile  Alberto Angela, il Phileas Fogg della divulgazione,  l'Indiana Jones abbeverato alla Storia d'Italia di Montanelli è umanamente impossibile parlare  male. Una volta usavo l'espressione «telegenia dell'intelligenza». Alberto è telegenico televisivamente  nel senso che ti dà la sensazione, vedendolo, di essere tu stesso più intelligente del solito. E del successo siderale del suo Meraviglie- La penisola dei tesori (Raiuno mercoledì 5,4 milioni di spettatori con il 22.79% di share)  osannato giustamente perfino dal Presidente della Repubblica poco si può confutare.  Magari stona un po' l'interruzione del racconto da parte dei vip (la Cinquetti, la Pivetti o il roboante Muti su Castel del Monte); e magari si poteva risparmiare il mantra del «timbro dell'Unesco»; e forse si poreva evitare qualche inesattezza storico-artitstica, per esempio sulla Villa Caldagno a Vicenza non documentalmente attribuibile al Palladio. Ma, insomma,  qualche inesattezza viene  superata dalla forza del racconto e dall'innovazione grafica (a cui ha partecipato  Cinzia Leone, tra i fondatori del Male) .Eppoi c'è il pezzo forte. La dialettica piana e semplice e ricca d'aneddoti di Aberto Angela è talmente avvolgente da farti rimane incollato al narrazione. Per dire, l'altra sera Alberto descriveva un'urna cineraria decorata con le scene degli Argonauti come si trattasse del beauty case di un fumettista. Mentre, accanto  al famoso sarcofago etrusco degli sposi, il conduttore ne raccontava appassionatamente le nozze come si trovasse diero la cinepresa di un film di Pupi Avati.  Volevo cambiare canale, ma in un nanosecondo ne sono rimasto rapito. Angela, sex symbol suo malgrado, dalla vita privata blindata e dalla professionalità monacale, ha ereditato il talento dal padre Piero. Il quale mi ricordava che il figlio -nonostante una bocciatura alle elementari- sin da piccino essicava i pipistrelli e li metteva in frigo per studiarli.  Talento vero. E il padre Piero è figlio egli stesso  di Giusto dell'umanità, uno che salvò gli ebrei durante l'ultima guerra. Dovreste, poi, sentire Alberto fare i suoi straordinari pipponi in un inglese da invidia sociale...

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