Complimenti per la trasmissione

Con Severgnini e Corona la malvagità di Crozza è inarrestabile

Francesco Specchia

Urge oggi ammettere che su Maurizio Crozza (Fratelli di Crozza, Nove, venerdì prime time e poi ritramesso saggiamente come un mantra), come il buon vino, invecchiando migliora. Su Discovery, pur avendo perso in impatto e visibilità politiche, continua a produrre a testa bassa caricature e personaggi, riattivando la propria modalità di miglior satirico in circolazione. Non so di cosa si facciano i suoi straordinari autori –Andrea Zalone in primis- , o se davvero la voglia di riscatto di Crozza su un network americano gli consente la massima libertà possibile. Ma le sue due ultime imitazioni, Mauro Corona e Beppe Severgnini sono il bombardamento di Dresda del politicamente corretto. Perché, certo, è  abbastanza semplice massacrare Feltri o Briatore, o Razzi, ossia personaggi ispidi, fuori sincrono, non sostenuti dal mainstream e dal fighettume culturale; assai più faticoso è triturare tic e difetti di cocchi dell’informazione o dell’editoria. Di Severgnini, bravo collega di penna virtuosa ma con un dilatazione proustiana dell’ego di molto superiore a quella d’un giornalista medio (il che è tutto dire), Crozza afferma, paragonandolo senza pietà a Longanesi e Pasolini: “Severgnini è un ovviaceo - lo assumi in piccole dosi, aspetti che ti faccia effetto e dici: ma sai che non sono poi così scemo, io. Severgnini è  perfetto per il divano, la sera , dopo una giornata dura. Quando lo ascolti non ti viene mai da dire: cazzo non ci avevo mai pensato; no, no anzi ti vien da dire: cazzo, ci avevo pensato anche io, ma mi sembrava troppo banale e mi vergognavo a dirlo. Severgnini è così, fa il primo delle classe..”; e segue una imitazione del direttore di 7 del Corriere della sera talmente cattiva che ti chiedi se su La7, rete di Cairo, avrebbe mai potuto produrla senza l’imbarazzo dell’editore (del Corriere della sera).   Con Corona, onnipresente scrittore-scultore-boscaiolo presentato sempre con bandana, barbaccia e scazzo d’ordinanza, Crozza addirittura incide il legno della malvagità pura. Il suo Corona afferma di odiare le convenzioni nel mito rousseviano del buon selvaggio: “Non dirmi buonasera, è un orpello, una convezione borghese. La verdura io la bruco nel terreno, senza piatti, magari incontro una talpa e me la mangio. Ha mai provato a scoparti un alveare, con tutte le api che ti pungono?..”. Poi però il Corona non è Kerouac che prendeva a cazzotti i giornalisti; e si materializza in ogni trasmissione tv e gigioneggia come se dovesse prendere a martellate il cameraman ma in realtà, affogato nel narcisismo, non lo fa mai. Applausi…