Complimenti per la trasmissione

La strana transumanza dei volti noti Sky da Fabio Fazio

Francesco Specchia

Capisco l’eccitazione quasi adolescenziale. Certe volte (altre meno) io provo un’attrazione viscerale per i volti luccicanti e i mondi stroboscopici di Sky, al punto che li inviterei tutti nel mio salotto. Solo che io non sono Fabio Fazio. E, soprattutto, io non conduco un programma su Raiuno, dove sempre più spesso accade di concedere spazio alla concorrenza. Prendete il Che tempo che fa (bella l’ospitata col figlio di Aldo Moro) di domenica scorsa: non solo erano colà invitate Anna Tatangelo e Orietta Berti a descrivere la loro elettrizzante esperienza a Masterchef su Sky. Ma pure, per un paio di minuti, è andato in onda uno spezzone del programma gastronomico; con l’effetto straniante di vedere sovrimpresso il logo Sky a quello Rai. Qualcuno  ci ha visto la rappresentazione della catarsi tv, un inno gioioso alla libertà d’espressione: «Siamo la tv di tutti, anche di chi lavora nella tv privata», dice Fabio. Qualcun’altro ci ha visto  un marchettone di proporzioni bibliche ad una tv concorrente. Certo, non è la prima volta che accade. Per lanciare The Young Popefiction Sky Atlantic, Fazio accolse in diretta Sorrentino, Orlando e Law. E lo stesso Alessandro Cattelan venne ospite del programma di Veltroni (andato malissimo). E mentre Littizzetto impazzava su Sky come giurata Italia’s Got Talentcontemporaneamente appariva in Rai, alla faccia di un opulentissimo contratto curiosamente privo d’esclusiva. E gli stessi giornalistiti Rai protestarono per le ospitate del colleghi avversari Bergomi e Caressa. Perché, insomma, è un po’ come se Topolino invitasse Gambadilegno a prendere un the. Benintenso non ci vedrei nulla di male. Se non fosse che quest’ «apertura» vale solo per Fazio. Per dire, il concorso mondiale no profit per scienziate L’Oreal-Unesco non può essere citato nei programmi Rai perché il solo evocare un marchio profuma di pubblicità occulta. Allora delle due, l’una: o c’è chi, come Fabio, spazza le regole aziendali interne come forfora sulla giacca, o Sky paga Rai Pubblicità per avere spazi sulla tv pubblica oltre gli spot. Ma se così fosse un bel «messaggio promozionale» in calce ci renderebbe più sereni...