Complimenti per la trasmissione

Da Mentana a Saviano"Il supplente" nella scuola perfetta

Francesco Specchia

Se tutte le scuole d’Italia fossero come quelle allegramente beatificate ne Il supplente (Raidue mercoledì, prime time) non dovremmo mai più parlare di riforma della Pubblica Istruzione negli anni a venire. Il supplente ti insuffla la stessa gradevole sensazione della letteratura di Frank McCourt (supplente atipico nelle peggiori scuole dei distretti newyorkesi negli anni 50) o del film L’attimo fuggente>. Gli elementi che l’incorniciano sono un tuffo agrodolce nel passato. Gli sguardi attoniti ed entusiasti dietro i banchi, le tonanti timidezze a rasentare la lavagna, la voracità d’apprendere degli studenti di certi licei ed istituti superiori di Roma e Milano: tutto ha una sua rotonda sinfonia, in quest’ora di lezione dei professori vip davanti al loro nuovo pubblico. Sicché, nel dipanarsi del programma, davvero ogni cosa è illuminata. Il prof Saviano che introduce gli studenti, con simpatica fermezza, al tema della legalizzazione delle droghe. La docente Mara Maionchi che vola con la classe tra la grandezza creativa di Mina e quella di Bukowski. J-Ax l’informatico che battuteggia come a >The Voice;e interroga una studentessa dalla chioma verdognola sui siti web affogandola amabilmente nel vintage del primo sistema operativo Apple. E, infine, Enrico Mentana che gigioneggia nel suo ruolo improvvisato d’insegnate di storia. E convoca alla lavagna una studentessa dalla tenace verecondia la quale risponde alle domande sulla Prima Guerra Mondiale; mentre una compagna, dall’ultimo banco, dichiara, su richiesta del prof, il  proprio rispettoso disinteresse perché «la storia mi interessa a livello di movimento di massa irrazionale, più che economico-politico...». Il supplente è intramezzato dalle interviste agli studenti e dal necessario breafing sullo stato delle classe a cui i prof titolari sottopongono i prof improvvisati. I quali entrano nella parte con un raro senso di umanità. Regia discreta, montaggio dignitoso, idea di grande respiro e speranza per un futuro (dell’istruzione) migliore. Tra gli applausi, emerge qualche livoroso commento sui social: «È tutto finto: è un set con attori». Non è vero. Ma se lo fosse, viva la finzione della scuola perfetta...