Complimenti per la trasmissione

Il ristorante degli chefla solita idea bruciata sui fornelli

Francesco Specchia

Io un’idea -tra l’altro di stampo assai cinephile- ispirata a quel vecchio film Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa (1978)  - ce l’avrei. Io radunerei, in una finta gara culinaria tutti i cuochi, aiutocuochi, assistenti al pentolame, artisti del fornello che inzeppano la tv, in un unico ristorante; e lì innescherei un piccolo ordigno nucleare, col detonatore collegato ai tatuaggi di Chef Rubio. E poi assisterei al rogo purificatore. Ovviamente sarebbe un rimedio un tantino estremo. Ma così, almeno, eviteremmo capolavori dell’inutile come l’ultimo prodotto di Rai2, Il ristorante degli chef (martedì, prime time). Ovvero la brutta copia de La terra coi cuochi della Clerici che già di per sé era la copia della copia di mille riassunti -direbbe Samuele Bersani- di tutti i Masterchef del mondo. Il ristorante degli chef è una gara tra aspiranti cuochi che devono dimostrare di saper gestire un servizio di ristorazione professionale riuscendo a soddisfare i clienti che si presentano ai tavoli del ristorante televisivo, tra i quali non mancherà mai un tavolo speciale in cui si alterneranno vari vip. I tre giudici sono gli chef pluripremiati Andrea Berton, Philippe Léveillé, Isabella Potì (bella e tignosa quanto basta che dovrebbe rappresentare i millennial costretti a fuggire all’estero ma. Decidi al ritorno in patria). I quali giudici, arrampicandosi su una struttura affaticata e improvvida,  giudicano i concorrenti immersi nel verde (idea presa da Bake Off Italia) per poi trascinarli in gara tra quattro mura ( confronta Hell’s Kitchen) e premiarli non senza averli strapazzati, il tutto accompagnato da una voce fuori campo femminile (vedi Masterchef la cui replica, tra l’altro nella prima puntata andava in onda in contemporanea su Tv8). Ho seguito con molta fatica e poca pazienza la prima puntata. Dove, tra l’altro, lo stellato Berton ha invitato al silenzio un concorrente logorroico, allo scopo di far parlare i piatti. Era  evidentemente, una metafora. Ma i piatti sono rimasti muti. Così come senza parole sono restati gli spettatori sopravvissuti a questo lussureggiante spreco di danaro pubblico. La prima puntata del Ristorante ha fatto un miserrimmo 5,4% di share; la seconda ha dimezzato l’ascolto, 2,8%. Continuiamo così, facciamoci del male…