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La malia inquietante della Notte dei record

L'ennesimo Guinness dei primati in tv

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Notte dei record Foto: Notte dei record
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“Peccato, mancava un passo, aveva preso un bel ritmo…”, urla Enrico Papi con lo sguardo che saetta di finta compassione. Papi, il conduttore, si sbraccia all'immagine plastica di Sergio, il concorrente, un tizio timido e bassino che si crede Spiderman e che cade da una torre metallica dopo aver tentato di camminare a testa in giù per un centinaio di metri. Non bastano i ralenty, gli applausi del pubblico e la solidarietà del giudice -una bionda americana che pare uscita da Baywatch- per scacciarmi dalla testa il temibile quesito: perché cavolo uno deve camminare a testa ingiù? Quest'angosciante dilemma mi assale, assistendo alla Notte dei record (domenica, canale 8 prime time). Poi, scorrendo in flusso continuo di spiazzante meraviglia misto a fastidio insufflato dal programma, ecco gli altri concorrenti: un ragazzo cinese che completa tre cubi di Rubik lanciandoli in area con gesti da giocoliere; una cagnetta educata a scartare regali natalizi; un ragazzone americano uso a spezzare le mazze da baseball tra le scapole e ottanta lastre di ghiaccio a testate; una sorta di eremita che tenta di prendere, al volo, bendato, frecce scoccate da un amico (e non ci riesce). Dopodiché, nelle altre puntate, ecco sfilare l'uomo capace di tenere in equilibrio sul suo mento 133 bicchieri pieni di vino, i fratelli vietnamiti che salgono e scendono le scale uno sull'altro, il bulldog che va sullo skate, la tartaruga più veloce del mondo. Evvai. Assisto all'ennesima edizione del Guinness World Record e mi chiedo, ancora una volta, il motivo ontologico di queste baracconate in tv. Perché esistono queste persone, e perché dovremmo guardarle. Poi, però, giro lo sguardo sui miei bambini, ipnotizzati da un tizio in equilibrio su una torre di manubri per bodybuilding. E lì capisco. Non è televisione, questa: è l'eterno fascino del monstrum, del circo che dispensa fantasie ai limiti dell'umano come facevano Esiodo, le Wunderkammer del 500 o il circo Barnum. La Notte dei record rimane un grande slancio felliniano di cui si può fare onestamente a meno. Ma se c'è, e ti rifugi nel tuo stupore infantile, be', meglio comunque di cooking show, o di una cronaca parlamentare…      

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