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Se la luce dei Queen toglie Morgan dall'ombra

Grande esegesi del grupo su Raidue

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Omaggio ai Queen Foto: Omaggio ai Queen
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Premetto: ho un figlio di quattro anni che, da quando ne aveva due, costringe i compagnucci dell'asilo a cantare a squarciagola assieme a lui We will rock you, battendosi il tempo sul petto e masticando un inglese surreale alla Celentano. Non so ancora perché lo faccia. Io, al massimo, ascoltavo Dean Martin. Il secondo figlio, di sette anni, strimpella invece Bohemian Rhapsody imitando le mossette di Freddy Mercury nel leggendario concerto di Montreal dell'81. Quando parlo di lancinante ossessione per i Queen, parlo con una certa cognizione di causa. Perciò ho sorriso, con rispettosa tenerezza, quando Morgan al Tv Talk (Raitre, sabato, ore 15) condotto dall'ottimo Max Bernardini -a sua volta espertone di musica- ha tracciato un appassionato bilancio della propria esperienza come commentatore dello speciale su Freddie Mercury e i Queen, una terza serata spinta nella notta di Raidue, andata in onda il giovedì precedente. Freddie Mercury e i Queen doveva essere, nelle intenzioni, un viaggio nella leggenda del gruppo rock, con Morgan dotato di capello lungo biondo platino spettinato dal libeccio della musica. Invece s'è trasformata, a tratti, in una vera e propria performance del Morgan. Il quale, da esegeta della band (“Se Freddie Mercury fosse veramente il re, a me starebbe bene la cosa. Lui ha saputo farsi amare da tutti, gli perdoneremmo qualsiasi cosa. E poi cantava da Dio”) e del testo, è apparso in tutto il suo fulgore musicale. Mentre scorrevano le scritte in sovrimpressione della traduzione dei testi, Morgan s'è tuffato nel mare impetuoso del mito. L'ha fatto in compagnia di Petra Magoni, cantate eclettica che spazia dal jazz alla musica sacra, ugola raffinatissima con una storia personale che sembra uscita da un romanzo. Per dire, Petra è una che, dopo un volo transoceanico allucinante, riuscì a nascondere il pancione al controllo alla dogana solo per far nascere il figlio sul suolo americano e poterne raffinarne l'orecchio alle melodie blues dei peggiori locali di New Orleans.  Non sto qui a raccontare l'emozione poi, per i vecchi video dei Queen, trattati da Morgan con un'autorevolezza e un amore che cozzano con l'idea più dello stronzo che del maledetto che il cantante ha rilasciato di sé negli ultimi tempi. S'è parlato anche del recente film sul gruppo, di tv, di X Factor, di Amici; ma in sottofondo tuonava Freddy: “Sono una stella caduta, una tigre che sovverte la gravità. E ora nessuno mi può fermare”. Applausi dal pubblico…    

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