Complimenti per la trasmissione

Montalbano con i migranti surclassa il Sanremo di Mahmoud

Francesco Specchia

C’è migrante e migrante. I migranti clandestini di Montalbano, per esempio, sul loro barcone infernale caricano paccate di ascolti e umanità perduta. E arrivano a surclassare, finanche, la narrazione floreale del Sanremo vinto da Mahmoud. C’è, in effetti, un racconto potente nella fiction L’altro capo del filo, episodio su un barcone carico di migranti con cui il Commissario di Andrea Camilleri ha festeggiato vent’anni di soggiorno in Rai; e l’ha fatto intercettando 11.108.000 telespettatori e il 44,9% di share, stracciando, di fatto, la prima serata del Festival-10.086.000, 49,5% di share- e la stessa audience media della kermesse canzonettara che è stata di 9.763.000 spettatori per il 49.38%. Tra parentesi, anche Bruno Vespa trainato da Montalbano ha registrato -ospite Salvini- un ottimo 22% di share. Insomma. Dopo l’arroventata polemica dello sconfitto Ultimo sul “televoto sovrano” se non sovranista, e di quattro idioti dediti al razzismo social (subito zittiti da Salvini che difende l’italo-egiziano Mahmoud “ italianissimo, non deve integrarsi”), la nuova irruzione di Montalbano nei palinsesto di Raiuno ha portato un rutilante, fascinoso, frullar di polemiche. Varie le scuole di pensiero che hanno farcito Twitter, Facebook e la giungla dei social media sul tema. Certuni, quelli un tantino più estremisti, vedrebbero nel racconto del compagno terzomondista Camilleri una “provocazione al governo”, un duro j’accuse verso le politiche salviniane contro gli sbarchi. Cert’altri, più realisticamente, fanno notare che l’episodio in questione s’era cominciato a girare nel 2017, quando il Salvini ministro degl’Interni era nel grembo di Giove. E che, inoltre, il “compagno” Camilleri si è sempre occupato di sbarchi clandestini e di cadaveri rigonfi sulla risacca del Mediterraneo sin dai tempi pionieristici de Il ladro di merendine (anno 1999). E lo scrittore l’ha fatto, onestamente, con rigore nient’affatto buonista, anzi. Rimane la notizia: Montalbano che sfascia il festival dei fiori, in un tripudio del nazionalpopolare. E ha ragione Salvini a dichiarare “Io adoro Montalbano”, disinnescando, infine, le polemiche. Montalbano è l’Italia del popolo: vale Sanremo, Benigni, Fiorello, la finale della Champion’s. Anche il suo episodio più emotivamente spinto, Un covo di vipere che raccontava un incesto, primo della serie del 2017, fece 10.674.000 spettatori, 40.8% di share. Eppure, chissà perché, Montalbano è sempre stato oggetto di polemica, specie dei leghisti d’antàn. Ricordo che nel 2011, la Padania, organo ufficiale del Carroccio - innescò una furba polemica intitolata “Non fate Montalbano padre della patria”, per via dell’accento siculo e del fare terronico del nostro che -secondo il quotidiano delle Lega- doveva cedere il passo allo standing nordista dell’ispettore Derrick (notoriamente della Val Camonica..). Finì che Derrick divenne tappabuchi un po’ agè dei palinsesti, mentre ogni puntata di Montalbano costata 6 milioni di euro, fu venduta in giro per il mondo e triplicò gli incassi della Rai. Oggi, con le nuove strategia di Salvini, il Commissario Montalbano sarebbe candidato a Strasburgo…