Complimenti per la trasmissione

Popolo sovrano, la copia di Nemo e il Sortino conducator

Francesco Specchia

L’articolo 1 della Costituzione è la guida, il faro illuminante, un mantra che dovrebbe prendere il ritmo del “battito del Popolo sovrano” (come dice il conduttore Alessandro Sortino). E sta bene. Il rispetto della sacra Carta è importante, per un programma di servizio pubblico, certo. Ma forse lo è più l’audience attribuita dal “popolo sovrano” appunto proprio a Popolo sovrano (Raidue, giovedì, prime time), inteso nel senso del nuovo magazine politico che ha fruttato un 2,7% di share. Ben al di sotto delle media di rete, e la metà della share del defunto Nemo, dalle cui ceneri questo programma è inutilmente risorto. Per capirci. Popolo sovrano non è orrendo, semmai è affetto da una simpatica schizofrenia. Le inchieste di Piervincenzi che si becca la solita sberla nell’eroico esercizio della professione; i gilet gialli, nuovo leitmotiv che piace alle masse; le banche, i dinamici ritorni in studio, il talk, la splendida Eva Giovannini che io adoro nelle inchieste, qui ridotta a una Giovanna d’Arco sacrificata alla co-conduzione. In teoria, tutto in Popolo sovrano macina notizie. Ma lo fa, appunto, alla maniera di Nemo che era diventato oramai un piccolo gioiellino d’informazione alternativa. E quindi la domanda è: perché, soppresso Nemo, se ne presenta un clone malfatto? Il vero problema del programma è la conduzione. Il surrealismo di Lucci (sempre genialmente dadaista, in solitaria) teneva incollato provocazione e giornalismo di razza. Qui, al posto di Lucci, adesso c’è Sortino. Che è, onestamente, un’altra cosa. Beninteso, Sortino con quel suo sincero imbarazzo e quell’ironia affettata, è stato un’ottima Iena e un originale autore di programmi nonché direttore artistico di palinsesto a Tv Sat, le tele dei vescovi. Sortino ha vinto anche un premio Ilaria Alpi (assegnato, tra gli altri, dal sottoscritto) al giornalismo. E Sortino era anche autore dell’ultimo Nemo. Ma come conduttore, al paragone di Lucci, Alessandro s’imbarazza, cerca la battuta e non la trova, pare un ragazzino al primo giorno di scuola col Tavor pronto nella cartella. In tutta onestà, così, Popolo sovrano o si dà una registrata o non serve. Soprattutto se si pensa che qualche giorno prima scorrevano sulla stessa rete le immagini di Lucci che, da solo, aveva trasportato il cinema di Sorrentino sulla costa Smeralda di Lele Mora e Emilio Fede…