Complimenti per la trasmissione

La Raffa intervistatrice venuta dalla Spagna

Francesco Specchia

Raffaella Pelloni, in arte Carrà, classe ’43 rimane uno dei meravigliosi feticci della tivvù italiana. Al pari delle colleghe Ornella Vanoni e Patty Pavo, invece di passare le giornate accasciata sulla poltrona, davanti al camino dei ricordi col plaid della gloria che fu sulle ginocchia, Raffa si rimaterializza ad intervalli regolare nella tv di Stato. Per esempio, ora le hanno affidato la conduzione di A raccontare comincia tu (Raitre, giovedì prime time) un programmino d’interviste a vip non malaccio, seppur non particolarmente originale. Location rassicurante, colori tenui, album dei ricordi sfogliati davanti a un cafferino, filmati saccheggiati dalle solite, infallibili teche Rai: è in questo contesto che Raffa s’incardina al divano e si propone in versione intervistatrice. Ho visionato la puntata con Fiorello messo a nudo, con un’inedita propensione alla speleologia della memoria. Ed è stato indubbiamente interessante. I temi c’erano tutti. La gavetta di Fiore con la “gnocca sempre in testa”, l’incontro con Claudio Cecchetto, l’amore maturo per la moglie Susanna (“quando la vidi mi dissi: ci siamo”) e il dramma del Sanremo in cui ebbe notizia delle morte del padre, con Raffa che gli risponde ricordando la malattia del fratello (“Mi appoggiai al muro e mi lasciai scivolare per terra”).  C’era tutto Fiorello. E c’era anche tutta la delicatezza di Raffa sempre sul pesso, sempre  armata della stessa risata con cui, un tempo, intervistò Henry Kissinger. Il format scorre, insomma, ha fatto il 9,4% di share. E Raffa può contare sempre sui propri asset da icona trasversale: la versatilità, l’internazionalità, la simpatia e l’impressione -solo l’impressione- di una dedizione totale allo spettatore, a costo di sacrificare la propria vita personale. Ok. Ma ci sono due punti interrogativi. Il primo è il dubbio che, se in quel salotto non s’infila una grossa celebrity pronta a togliersi la maschera, la cosa non si discosti poi dai tantissimi programmi-intervista che ora ingolfano i palinsesti. La seconda riserva riguarda, appunto il format dell’intervista. Se in Italia le interviste le facciamo da anni, perché abbiamo dovuto importare e tradurre un format -Mi Casa Es la Tuya- dalla Spagna? Mah...