Complimenti per la trasmissione

Fuck for forest, l'inutile porno per salvare la Terra

Francesco Specchia

Fare sesso in modo forsennato per salvare il pianeta da se stesso. L’idea, di per sé, è originale. Come -chessò- nominare Malena la Pugliese ministro dello Sviluppo Economico. Ma, nella pratica, non c’è nulla di narrativamente coinvolgente inFuck For Forest- facciamo l’amore salviamo il pianeta, documentario diretto da Michal Marczak già presentato al Festival di Sheffield che ha riempito la serata ecologicamente corretta che Cielo dedicata alla Giornata della Terra (lunedì terza serata). A dire il vero, nonostante la mia prurigine da italiano medio, il programma in tv me lo sono perso, ma l’ho scovato, a mozziconi, nel web; addirittura ne riportano sequenze siti hard planetari come X Video: il prodotto risale al 2012 e, già allora, era considerato, quasi unanimemente, una puttanata. Lo è rimasto. Il suo plot è un inno al banale. Il regista segue le imprese quotidiane di Fuck For Forest, appunto, “un’organizzazione no profit berlinese impegnata in una serie d’iniziative itineranti che uniscono l’impegno civile e politico a spettacoli hard dal vivo”; ossia di un gruppo di anarcoidi senza entroterra culturale, che ha messo in piedi “una piattaforma online, fatta di attivisti-attori porno e di utenti i quali fruiscono dei contenuti prodotti”. Il tutto per una buona causa ambientale: raccogliere 250 mila dollari per aiutare le popolazioni derelitte del Sudamerica. La qual cosa gli è anche riuscita. Ma il problema non è il contenitore, è il contenuto. Laddove, per la maggior parte del tempo, osservi coppie di giovanotti senza abiti e copione, che si addentrano nelle foreste amazzoniche per salvare gli Indios; e copulano in ogni posizione, tempo e luogo. Perfino in una chiesa, dove, nudi e libidinosi, s’accoppiano davanti a un altare dal quale vengono strappati con forza da chierichietti spazientiti. In un momento in cui il dibattito sul pianeta di concentra sulle gesta della ragazzina asessuata Greta Thunberg, quest’incauta sensazione che il porno possa avere un valore civile, è una fesseria sesquipedale. Oddio, Cielo l’ha inserita nel ciclo The Body of Sex, in cui l’eros possiede una sua dignità di palinsesto. Ma detto ciò, tutti  gli esperimenti che tentano di ammantare il porno di sperimentalismi -come ha fatto Netflix con Rocco Late Night, per esempio, o Catherine Breillat con i suoi film narcotici- oltre il puro intrattenimento, rendono un concetto di tv -come dire- un po’ barzotto…