Complimenti per la trasmissione

Modelli "Unici": il Bennato che fece l'Italia

Francesco Specchia

Ci sono, di solito, due immagini che hanno trafitto l’adolescenza dei ragazzi degli anni 80. Pietro Mennea che squarcia il vento nella finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca; e Edoardo Bennato il quale, per la prima volta, riempie San Siro di 70mila fan adoranti intonanti tutte le canzoni di Uffa uffa e Sono solo canzonette, i due album che, esotericamente, il cantante pubblicò, primo al mondo, l’uno a distanza di quindici giorni dall’altro. La scena di San Siro -Bennato, stentoreo, sudatissimo che stritola la chitarra d’argento e si ingoia microfono e armonica- l’ho rivista a Unici, Edoardo Bennato fra Rossini e il rock ‘n roll (Raidue, lunedì prime time). E, invaso da un invincibile effetto-karaoke, confesso d’aver intonato Un giorno credi. Per uno strano sortilegio, più Bennato cantava saltellando tra i vari concerti estratti dalle teche Rai in duetti con Pelù, BB King, Renato Carosone; più io espettoravo i versetti deL’Isola che non c’è, Sono solo canzonette, il Gatto e la Volpe con Nino Frassica lì a commentare: “Avevo scritto il Gatto e mi ero fermato, lui mi ha copiata e ci ha aggiunto la Volpe”. Più Bennato attraversava la sua Napoli dei miracoli, da Nisida a Posillipo, dai Campi Flegrei a Bagnoli, passando dall’Italisider dove lavorava il padre e dal cortile popolare dove nacquero l’architetto Edoardo e il di lui fratello fisico Eugenio, più l’aria si riempiva di ricordi adolescenziali annaffiati di blues e evaporati nel rock. Bennato è stato l’idolo della mia adolescenza, l’epica ribelle della mia maturità. Mi sono iscritto all’università con il testo di Dopo il liceo che potevo fare nelle orecchie. Ho fatto addormentare i miei figli sussurrando loro La fata, e il più grande di loro s’è immerso nei Queen e nei Beatles per aver deglutito In prigione in prigione, Sei come un juke box e Mangiafuoco. Su Bennato, sono un tantino parziale. Unici di Giorgio Verdelli è astutamente confezionato su brandelli di memoria condivisa -come l’incontro con BB King: “Who is this guy?”, chi è questo tipo?- e su grandi testimonianze come quelle di Mara Maionchi, Renzo Arbore, Marco Giallini, Massimo Bernardini, Manuel Agnelli, Morgan con cagnolino. Ho rivisto, qui, perfino Bennato truccato dal suo alter-ego Joe Sarnataro, cosa che avevo completamente cancellato dalla Ram. Ma, nel tripudio, manca l’aspetto intimo: nessun cenno sul rapporto con le donne, con i figli, con la famiglia, nessuna traccia dell’uomo dietro l’artista….