Cerca
Logo
Cerca
+

Modelli "Unici": il Bennato che fece l'Italia

Su Raidue il ritratto -incompleto - del cantante della mia giovinezza

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

Vai al blog
Tra Rossini e il rock'n roll Foto: Tra Rossini e il rock'n roll
  • a
  • a
  • a

Ci sono, di solito, due immagini che hanno trafitto l'adolescenza dei ragazzi degli anni 80. Pietro Mennea che squarcia il vento nella finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca; e Edoardo Bennato il quale, per la prima volta, riempie San Siro di 70mila fan adoranti intonanti tutte le canzoni di Uffa uffa e Sono solo canzonette, i due album che, esotericamente, il cantante pubblicò, primo al mondo, l'uno a distanza di quindici giorni dall'altro. La scena di San Siro -Bennato, stentoreo, sudatissimo che stritola la chitarra d'argento e si ingoia microfono e armonica- l'ho rivista a Unici, Edoardo Bennato fra Rossini e il rock ‘n roll (Raidue, lunedì prime time). E, invaso da un invincibile effetto-karaoke, confesso d'aver intonato Un giorno credi. Per uno strano sortilegio, più Bennato cantava saltellando tra i vari concerti estratti dalle teche Rai in duetti con Pelù, BB King, Renato Carosone; più io espettoravo i versetti deL'Isola che non c'è, Sono solo canzonette, il Gatto e la Volpe con Nino Frassica lì a commentare: “Avevo scritto il Gatto e mi ero fermato, lui mi ha copiata e ci ha aggiunto la Volpe”. Più Bennato attraversava la sua Napoli dei miracoli, da Nisida a Posillipo, dai Campi Flegrei a Bagnoli, passando dall'Italisider dove lavorava il padre e dal cortile popolare dove nacquero l'architetto Edoardo e il di lui fratello fisico Eugenio, più l'aria si riempiva di ricordi adolescenziali annaffiati di blues e evaporati nel rock. Bennato è stato l'idolo della mia adolescenza, l'epica ribelle della mia maturità. Mi sono iscritto all'università con il testo di Dopo il liceo che potevo fare nelle orecchie. Ho fatto addormentare i miei figli sussurrando loro La fata, e il più grande di loro s'è immerso nei Queen e nei Beatles per aver deglutito In prigione in prigione, Sei come un juke box e Mangiafuoco. Su Bennato, sono un tantino parziale. Unici di Giorgio Verdelli è astutamente confezionato su brandelli di memoria condivisa -come l'incontro con BB King: “Who is this guy?”, chi è questo tipo?- e su grandi testimonianze come quelle di Mara Maionchi, Renzo Arbore, Marco Giallini, Massimo Bernardini, Manuel Agnelli, Morgan con cagnolino. Ho rivisto, qui, perfino Bennato truccato dal suo alter-ego Joe Sarnataro, cosa che avevo completamente cancellato dalla Ram. Ma, nel tripudio, manca l'aspetto intimo: nessun cenno sul rapporto con le donne, con i figli, con la famiglia, nessuna traccia dell'uomo dietro l'artista….

Dai blog