Complimenti per la trasmissione

Eurogames, dal nuovo Giochi senza frontiere il test della "Mediaset d'Europa"

Francesco Specchia

Lasciamo stare la -legittima-autocelebrazione (pure se il 34,2% primato d’audience italiano e continentale per una tv commerciale fa sempre la sua porca figura). E sorvoliamo sul primato radiofonico , 10, 7 milioni di ascoltatori al giorno non son bruscolini. Ed evitiamo anche il furore pubblicitario, il 54,5% di grp’s, cioè il primato della pressione pubblicitaria sul singolo spettatore. Tralasciamo, insomma, i grandi numeri da trionfo della tv generalista che Mediaset ha voluto snocciolare alla stampa, gonfiando il petto durante la presentazione dei suoi palinsesti. E concentriamoci sul tema Media For Europe, Mfe, ossia la costruzione “casa della televisione europea” che Piersilvio Berlusconi, rompendo la tradizione autarchica delle tv di famiglia, sta erigendo in Olanda, non come si pensava per questioni meramente fiscali (magari anche, ma non è questo il punto). Piersilvio sta cercando di creare ex novo un inedito agglomerato di broadcaster che diventino un’immensa, imbattibile, casa di produzione pancontinentale. Che era il vecchio progetto Mediaset-Vivendi, prima che Bollorè non facesse saltare, per misteriosi motivi, il tavolo. Con l’annuncio, all’apparenza innocuo, dell’inserimento in palinsesto del programma Eurogames, la versione riaggiornata di Giochi senza frontiere, Mediaset testa, in realtà, le future alleanze produttive europee. Non è un caso che proprio ieri abbiamo ufficializzato il loro interessamento al progetto le portoghesi Media Capital e Nrj; e che, in attesa dell’arrivo di ProsiebenSat.1, Mediaset si stia organizzando per una futura co-produzione di fiction. Insomma è una grande idea di espansione -non delocalizzazione- . Con una controindicazione: Vivendi. Se l'azienda di Bolloré dovesse decidere di esercitare il diritto di recesso sull'intera quota, sfilandosi dal progetto Mfe, altri investitori potrebbero subentrare consentendo di portare a termine l’operazione. Però la partecipazione attuale di Vivendi  vale circa un miliardo per cui, se Bolloré decidesse di esercitare, l’intera Mfe potrebbe essere a rischio. Certo, la procedura è complessa, poi il francese dovrebbe spiegare agl’investitori un’operazione in perdita per tutta una serie di problemi complessissimi. Ma è un rischio, nel nome dell’europeismo industriale che molte aziende italiane dovrebbero onestamente prendersi…