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Obama-Romney:guerra dei sondaggi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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È la migliore settimana di sondaggi per Obama, che ha riconquistato la testa nelle rilevazioni nazionali, con 7 punti di vantaggio secondo CNN-ORC e secondo Reuters. La campagna di Obama, che ha raccolto meno soldi di quella di Romney negli ultimi tre mesi, ma ha speso di più in spot aggressivi ed ostili, sta dando i suoi frutti. Ora a Romney, che in alcuni sondaggi di qualche settimana fa (soprattutto di Rasmussen, che monitora i probabili votanti) era balzato in testa, deve puntare per la rimonta sulla scelta giusta del vicepresidente e poi sulle giornate della Convention Repubblicana di Tampa (Florida), dove verrà ufficialmente nominato sfidante per il GOP. Saranno due eventi mediaticamente decisivi, e che Romney dovrà saper usare con abilità,  per raddrizzare, nell'opinione pubblica generale, il trend che appare oggi assai poco favorevole nei suoi confronti. Secondo il sondaggio CNN-ORC, la forbice si è aperta a vantaggio di Obama, che guida per 52% contro 45%. E' vero che nella media rilevata da RealClearPolitics tra tutti i sondaggi nazionali il distacco tra il Democratico e il Repubblicano è ancora di soli 4 punti, ma il dato della CNN conferma quello di inizio settimana reso noto dalla Reuters, secondo cui Barack è davanti a Mitt per 49 a 42. Ancora più preoccupante per il GOP è che Obama batte per 53 a 42 Romney tra gli Indipendenti, e ha un vantaggio di sei punti tra gli uomini: questi sono due gruppi di persone che finora avevano date le maggiori speranze a Romney, visto che tra le donne, i giovani, e le minoranze, Barack è sempre stato il preferito, e continua ad esserlo. Solo tra gli elettori ebrei, che pesano pochissimo a livello nazionale e contano però qualcosa in Florida e Pennsylvania, il favore per Obama è calato dal 78% di quattro anni fa al 62% di oggi. Gli spot anti Romney (sulla Bain, sulla sua ricchezza, sulle tasse che non avrebbe dichiarato), veri o falsi nel merito che siano, sono alla base del suo calante indice di gradimento personale. Per la CNN-ORC, mentre la percentuale di chi lo giudica “favorevolmente” continua ad essere stabile al 47%, coloro che lo giudicano “sfavorevolmente” sono infatti balzati dal 42% al 49%. Anche questo sviluppo negativo non fa che confermare una tendenza che era già apparsa in un sondaggio del Washington Post ABC/News di mercoledì: a fronte di 4 americani su dieci che da maggio hanno un invariabile giudizio positivo sul Repubblicano, quelli che hanno una cattiva opinione verso di lui sono cresciuti dal 45% al 49%. E il 64% degli interpellati, quasi due su tre, ha detto che Romney favorisce i ricchi contro la classe media, e tra costoro c'è un 68% di Indipendenti. L'attacco dei democratici contro Romney perché non vuole rilasciare tutte le dichiarazioni fiscali della sua vita, limitandosi a quelle richieste per legge dell'ultimo biennio, sta avendo successo: per il 63%, tra cui il 67% di Indipendenti,  Mitt dovrebbe mostrarle al pubblico. Infine, il colpo finale: se c'era un terreno su cui Romney finora era sempre stato in vantaggio era di ispirare più fiducia di Obama nel maneggiare l'economia. Questa ultima rilevazione della CNN dice che Romney è sceso dal 50% di maggio al 45% attuale, ed è ora superato da Obama “economista” in cui crede il 48% di americani. Che l'economia sia un disastro dopo quasi 4 anni di Barack non è contestato da nessuno, ma il presidente, dicono questi numeri, appare come quello ideale in un'America che ha 100 milioni di persone, un terzo dei residenti, che ricevono diretti aiuti di welfare statale, senza contare la Social Security o la assistenza sanitaria Medicare (che sono frutto di contributi dei lavoratori) . Un'America che langue e che ci è, o che ci fa, la parte di una nazione depressa. I buoni pasto federali nutrono 45 milioni di persone, un numero più che raddoppiato dall'avvento di Obama, e circa il 50% non versa una lira in tasse (anzi, una bella fetta riceve assegni per i crediti fiscali su figli ed altre situazioni). La maggioranza degli elettori sembra insomma sposare l'idea che il sogno americano sia finito, e che per questi tempi cupi la salvezza può venire solo dal Distributore Socialista (dei soldi altrui, in debiti e tasse) in Capo, e non dal Finanziere-Imprenditore in Capo. Romney ha fatto tanti soldi per sé grazie al capitalismo Usa, e promette di farli fare a tutti se gli lasciano guidare il paese; ma se verrà bocciato è perché la gente vuole toccare un'altra volta un vero fondo, come il Carter del “malessere”, prima di riaffidarsi a un Reagan. Si dice sempre , ma in questo caso non ci sono dubbi. E' vero che l'America è a un bivio tra due visioni, la sua propria, liberista, o quella  socialdemocratica alla europea. Niente di irreversibile, speriamo, ma altri 4 anni di Obama saranno se va bene altri 4 anni sprecati per la ripresa. Comunque, quanto al peso vero dei sondaggi a 90 giorni dal voto vanno presi con le molle, tanto sono volatili. L'ultimo Gallup quotidiano di venerdì sera dava una scivolata di giudizio positivo per Obama al 43%, con il 51% di americani che lo giudica male. Chi ha ragione? La CNN o Gallup? di Glauco Maggi  

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