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Miracolo economico? No, disastro: le cifre che inchiodano Obama

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Appuntiamo altre due medaglie al petto di “Obama l'economista in capo”. Con il dato di crescita del PIL del quarto trimestre 2015 fermo ad un moscio +0,7%, questo sara' il primo decennio in cui l'espansione dell'America non ha mai superato il 3%. Cioe', ereditata la Grande Crisi del 2007-2008, il presidente democratico non e' riuscito a sfruttare l'uscita dalla recessione, che gli economisti hanno registrato nel giugno del 2009. Anzi, e' oggi provato che le sue politiche hanno “frenato” il tradizionale rimbalzo che viene dopo ogni recessione, come emerge dalla citata statistica sul PIL durante il suo governo. La seconda medaglia, che a ben vedere e' intrinsecamente connessa al fiasco della ripresa, gli e' stata assegnata oggi dal Wall Street Journal, partner del pensatoio economico conservatore Heritage Foundation nel comporre l'annuale classifica paese per paese in tema di liberta' economica. Gli Stati Uniti sono solo undicesimi, preceduti da Hong Kong, Singapore, Nuova Zelanda, Svizzera, Australia, Canada, Cile, Irlanda, Estonia e Gran Bretagna. Nel 2009, quando Obama entro' in carica, gli USA erano al sesto posto. Dal 2014, l'America ha visto peggiorare da 76,2 a 75,4 l'indice che viene ricavato dagli analisti della Heritage sulla base di una serie di parametri economici (tra cui la dimensione del governo, le regolamentazioni, il livello della corruzione e delle tasse, l'apertura ai mercati). Siccome la Danimarca e' peggiorata di un punto secco, gli USA hanno “migliorato” in classifica rispetto al dodicesimo posto dell'anno prima. Ma e' una ben misera soddisfazione, perche' il paese e' tra quelli che hanno peggiorato la propria situazione oggettiva, in un mondo dove 97 economie hanno migliorato la loro, con 32 nazioni (tra cui la Germania, Israele, l'Angola e il Vietnam) che hanno raggiunto livelli di liberta' economica al record della propria storia. Nella presentazione del rapporto, Terry Miller scrive che “dati i guadagni altrove e la continua regressione negli USA, non ci si meraviglia che in queste elezioni gli americani siano arrabbiati. Come fa notare l'Indice, essi hanno sopportato un decennio intero in cui il favoritismo del governo verso interessi arroccati ha colpito l'innovazione e contribuito a una ripresa asfittica e a uno stagnante aumento dei redditi. Se gli storici trend di crescita si fossero confermati ci sarebbero 5 milioni di americani in piu' con un lavoro”. Come dicevo sopra, le due “medaglie” statistiche guadagnate da Obama sono una la causa dell'altra: il pessimo governo rilevato dall'Indice ha causato il fiasco del PIL. Tra i paesi virtuosi non c'e' neppure l'Italia, manco a dirlo. Quest'anno il Bel Paese ha visto scendere dello 0,5% il suo voto complessivo, al 61,2%, e ha perso sei posizioni in classifica, dalla 80esima dell'anno scorso alla 86esima attuale. Il Marocco, per dire, e' quello appena davanti a noi (85esimo), ma a scorrere l'elenco di chi ci precede cadono le braccia. Tra gli altri, alla rinfusa, cito Albania, Brunei, Costa Rica, Rwanda e…. Francia, che e' 75esima e non ha niente da vantarsi. La rilevazione completa e' leggibile su www.heritage.org/2016-index-of-economic-freedom. di Glauco Maggi

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