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La strigliata di Hillary Clinton al compagno Sanders: perché il piano di Bernie fa acqua da tutte le parti

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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New York. Ha invocato in positivo George Bush come amico degli immigrati, ha bollato di comunismo liberticida quel Castro che Obama ha in programma di abbracciare fra una decina di giorni a Cuba, e ha direttamente schernito sulla mutua sanitaria per tutti l'avversario DEM alla nomination Bernie quasi fosse l'imbonitore finanziario Madoff, non il senatore Sanders. La paura fa 90 e i numeri dei delegati già assicurati, oltre all'appoggio del partito nella sua interezza, non hanno per niente tranquillizzato Hillary Clinton, ancora sotto choc per aver perso il Michigan operaio e (un po') afroamericano che credeva di avere in tasca. Così s'è tolta i guanti e ha strapazzato come mai prima il concorrente nel dibattito sponsorizzato dal canale in spagnolo Univision per il pubblico ispanico. ABBASSO CASTRO E ORTEGA. La Clinton ha iniziato rinfacciando a Sanders il suo passato sostegno di Fidel e del presidente marxista del Nicaragua Daniel Ortega. Un attacco ideologico a chiare lettere, teso a non perdere colpi anche in Ohio, Illinois o in Florida, dove sono tanti i bianchi di classe medio povera, gli indipendenti e i moderati anticomunisti, e dove ci sono ancora tanti democratici non liberal come quelli delle due metropoli sulle due coste. VIVA GEORGE BUSH. Poi Hillary ha assalito Sanders per il suo voto contrario, nel 2007 al Senato, alla legge di riforma dell' immigrazione che Bush aveva concordato con una coalizione bipartisan. “Avevamo il sostegno dei Repubblicani” ha ricordato Hillary. “Avevamo un presidente che voleva firmare. Io ho votato quella legge. Il senatore Sanders ha votato contro”, ha detto l'ex First Lady tessendo le lodi di George W, anche se non l'ha nominato. E quando Bernie ha cercato di giustificare il suo no sostenendo che la norma sui permessi temporanei di lavoro era “pari alla schiavitù”, la Clinton ha ribattuto che lei stessa, il senatore Ted Kennedy e gli attivisti delle cause degli ispanici non avrebbero mai sostenuto quella legge se fosse stato così. E ha rilanciato contro Sanders accusandolo persino di essere stato, di fatto, un alleato delle milizie di vigilantes lungo il confine. MUTUA GRATIS A TUTTI? UNA ILLUSIONE. A proposito del piano di Sanders per l'assistenza sanitaria gratuita per tutti, Hillary ha poi sparato la battuta velenosa che i consulenti finanziari usano per neutralizzare i truffatori: “Se qualcosa suona troppo bello per essere vero, probabilmente è proprio così”. I costi della mutua per tutti sono incompatibili con i vincoli di un serio bilancio, e il paradosso è che la prova la fornisce lo stesso Vermont di Sanders. Il governatore di quello stato e il parlamento locale a controllo democratico avevano approvato la introduzione di una legge simile a quella che Sanders vorrebbe per tutto il paese, ma l'idea è stata abbandonata nel primo stadio, proprio per non aver superato l'esame di fattibilità finanziaria. Il senatore non ha citato l'esperienza del Vermont nella replica alla battuta di Hillary, ma ha usato l'argomento “europeo”: “Ciò che sta dicendo il Segretario di Stato è che gli USA dovrebbero continuare ad essere la sola grande nazione che non garantisce l'assistenza sanitaria all'intera popolazione. Io credo nella copertura universale. Lotto per questo obiettivo da 25 anni”. Universale, ma non in Vermont, che conta 600mila abitanti. Glauco Maggi

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