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Un sondaggio fa tremare Donald: tutti i numeri del partito anti-Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il Wisconsin puo' rappresentare un punto di svolta per la nomination di entrambi i partiti, visto che i due frontrunners Clinton e Trump sono dietro a Bernie Sanders e a Ted Cruz negli ultimi sondaggi che precedono il voto di martedi' 5 aprile. Il senatore del Vermont ha il 48% secondo Fox Business, 5 punti in piu' di Hillary al 43%, un risultato che conferma il precedente vantaggio di sei punti segnalato da Public Policy Polling. Cruz sta facendo ancora meglio, essendo salito al 40% nella rilevazione della Marquette University Law School, davanti a Donald con il 30% e a John Kasich con il 21%. Se queste proiezioni si confermeranno, la quindicina di primarie che restano acquistera' un interesse crescente, a partire dalla sfida di New York del 19 aprile: anche se la conquista della Grande Mela non dovrebbe sfuggire ne' a Donald ne' a Hillary, sara' importante misurare la dimensione delle loro vittorie, un termometro dell'entusiasmo dei loro fans e di quello dei due inseguitori. La Clinton non potra' certo dormire nelle prossime settimane sugli allori dei sondaggi di inizio marzo, che le davano fino a 48 punti di vantaggio a New York (secondo l'Emerson College era a 71 contro 23). Per il Siena College aveva poi gia' dovuto registrare un calo a 55 contro il 34% per Sanders, e ieri e' arrivata la doccia fredda della Quinnipiac University, secondo la quale il gap si e' ridotto a 12 punti, 54 a 42. Nello stesso sondaggio Trump pare ora in una posizione inattaccabile, con il 56% contro il 20% di Cruz e il 19% di Kasich: bisognera' pero' vedere l'effetto psicologico che potra' avere una sua sempre piu' probabile debacle in Wisconsin. Soltanto un mese fa Cruz era dietro di una decina di punti, e quindi ha dimostrato di aver tratto un buon vantaggio dalla sparizione di Marco Rubio, ma soprattutto dal senso di usura che sembra far capolino nella campagna di Trump: gli attacchi concentrici del cosiddetto establishment del partito, da Romney a Rubio, da Carly Fiorina a Lindsay Graham tra i politici, e da John Podhoretz a Rich Lowry, da Karl Rove a William Kristoll tra gli intellettuali ed opinionisti, probabilmente cominciano a fare breccia tra gli elettori. Una mano gliela da' lo stesso Trump, come abbiano scritto nell'articolo di ieri a proposito della sua gaffe sull'aborto, ultima di una lunga serie. Sarebbe pero' sbagliato elevare l'esito della primaria in Wisconsin a simbolo di un trend nazionale gia' in corso. Per ora e' il primo caso, riuscito fino a prova contraria, di confluenza di risorse del partito “anti-Trump”: dai finanziatori nazionali, ex Bush ed ex Rubio, ai conduttori delle radio private locali, iperconservatori pro Cruz, tutto ha concorso ad amplificare gli sforzi dell'establishment di cui abbiamo appena detto. Lo Stato del MidWest sui Grandi Laghi potrebbe essere solo uno sgradevole stop nella campagna di Trump, oppure il momento in cui i repubblicani tornano “padroni” del GOP. Il Grand Old Party, del resto, e' nato proprio qui. Il Wisconsin e' un laboratorio della politica Usa, terreno di forti passioni a destra e a sinistra. Solo nell'ultimo decennio, fedele alla sua tradizione di arena politica surriscaldata, ha assistito alla battaglia epica tra il giovane governatore del GOP Scott Walker e la sinistra. Walker e' stato il protagonista della riforma che ha spezzato il dominio sindacale nei servizi pubblici, e ha battuto i DEM in tre elezioni per la carica di governatore che ricopre ancora oggi: due regolari e una “speciale”, imposta dalla raccolta di firme delle union per detronizzarlo. E del Wisconsin e' lo Speaker della Camera, Paul Ryan, 44 anni, ex candidato vice con Romney nel 2012, che sta studiando da presidente per il 2020 (se vincera' la Hillary a novembre). di Glauco Maggi

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