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Il lascito a Trump dei sindaci DemCrimine alle stelle e migliaia di morti

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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La criminalita' in ascesa e il degrado nei ghetti erano stati tra i temi della sua campagna, ma Trump non era stato preso molto sul serio in questa battaglia dai media, che avevano giudicato i comizi a Detroit con Ben Carson e nelle chiese degli afro-americani in vari stati del Sud come mosse strumentali per fare breccia nell'elettorato nero. A urne aperte si e' visto che Donald, con l'8%, ha in effetti fatto (un po') meglio di Romney, che ebbe il 6% del voto nero. Inoltre, le sue critiche serrate ai Democratici che avevano governato per decenni le citta' ad alta percentuale di neri, che sono le piu' colpite da sparatorie e omicidi nelle classifiche dell'FBI, hanno sicuramente contribuito ad abbassare la credibilita' e l'appeal per Hillary, calata di 5 punti all'88%, rispetto al 93% di voti neri a Obama nel 2012. Ora, la chiusura dei conti dell'ordine pubblico a fine 2016 mette Trump nella posizione piu' difficile ma insieme piu' favorevole. Il numero delle vittime delle guerre per bande e' schizzato all'insu' nelle metropoli piu' a rischio, confermando che il tycoon aveva ragioni da vendere a promettere agli elettori “law & order” per risolvere un problema esplosivo. Ma ora, essendo lui il presidente, dovra' saper passare dalla diagnosi alla cura, davanti ad un'opinione pubblica che assiste inorridita ai tanti record di sangue. “Il tasso degli omicidi di Chicago e' da record – 4331 vittime di colpi d'armi da fuoco con 762 morti nel 2016. Se il Sindaco non puo' farcela da solo deve chiedere aiuto al governo federale”, ha twittato Trump, dando un segnale concreto del coinvolgimento che potra' avere la sua Casa Bianca nel fermare le carneficine. Per dare una dimensione, i morti di Chicago sono piu' di quelli di New York (che ha il triplo degli abitanti) e di Los Angeles, messi insieme. Il sindaco di Chicago Rahm Emanuel, che era stato il capo staff di Obama nel suo primo mandato, aveva gia' incontrato Trump a New York un mese fa, e si era dichiarato d'accordo all'idea di una collaborazione tra la citta' di Obama e il futuro governo di Washington. Il portavoce del sindaco, Adam Collins, ha detto che l'amministrazione Trump potrebbe aiutare Chicago, la capitale del crimine che e' stata la palestra politica dell'attivista di quartiere (evidentemente fallito) Barack, con tre iniziative. La prima dovrebbe essere l'approvazione di una legge federale piu' restrittiva sull'uso delle armi, cavallo di battaglia DEM che Trump ha sempre respinto da difensore del Secondo Emendamento. Peraltro, le leggi locali di Chicago e dell'Illinois sono gia' molto severe, ma non impediscono che la malavita si armi a piacere con il mercato nero. La seconda dovrebbe essere il finanziamento federale di programmi per i giovani piu' a rischio, ossia la richiesta di fondi pubblici che i poteri locali, in mano ai Democratici, amministrerebbero poi con i soliti criteri della convenienza politica clientelare. La terza iniziativa dovrebbe essere il miglioramento della cooperazione tra l'agenzia d'ordine pubblico federale (FBI) e il Dipartimento di polizia della citta', che ha da tempo pianificato comunque l'assunzione di 970 nuovi agenti nei prossimi due anni, portando il numero totale a 13.500. La filosofia trumpiana e' diversa su tutta la linea. Lui e' favorevole alla tecnica “stop & frisk”, il controllo rigido sui criminali attraverso pattugliamenti e fermi frequenti nei quartieri a forte tasso di criminalita': e' la strategia applicata a New York da Giuliani e Bloomberg con enorme successo. I sindaci DEM, da de Blasio a Emanuel, osteggiano invece l'attivismo dei poliziotti perche' lo considerano un attacco alle minoranze nera e ispanica, e i risultati si sono visti, particolarmente crudi, proprio a Chicago. I 762 omicidi dell'anno scorso rappresentano un balzo di quasi il 60% dall'anno precedente, e avvicinano il precedente record di 796 del 1996. Le sparatorie sono balzate del 46%. L'ex soprintendente della polizia di Chicago Garry McCarthy ha detto lo scorso fine settimana a “60 Minutes”, programma della CBS TV, che l'incremento dell'obbligo burocratico di registrazione di ogni intervento da parte degli agenti ha portato via tempo utile per fare il lavoro in modo effettivo e li ha resi piu' riluttanti nel fermare individui sospetti, per il timore di subire conseguenze pecuniarie o penali. L' American Civil Liberties Union, unione di attivisti dei diritti civili, ha costretto la polizia di Chicago nell'agosto 2015 ad accettare di registrare ogni fermo e ogni perquisizione, imponendo agli agenti di compilare due pagine di rapporto per ognuno di essi, da sottoporre poi per la “revisione di correttezza” alla stessa ACLU e a un ex giudice federale. Il risultato? Secondo la CBS TV, il numero degli stop a Chicago e' crollato dai 49.257 dell'agosto 2015 agli 8.859 di un anno dopo, mentre gli arresti sono scesi del 30% a 6.900. A livello nazionale il fenomeno e' chiamato “effetto Ferguson”, perche' prese il via dopo la morte del giovane nero Michael Brown, ucciso a Ferguson da un agente bianco (assolto poi con formula piena per aver agito per legittima difesa), quando il movimento estremista Black Lives Matter, nato su quella bugia, conquisto' lo spazio politico, in combutta con Obama e i DEM, per imporre l'addio a “Stop & Frisk”. Trump avra' il suo daffare nel ripristinare un regime di controllo della criminalita' che si basi, invece che sulla correttezza politica cara ai liberal e deleteria per le comunita' delle minoranze, su un proattivo uso della forza legale contro i sospetti e per il sequestro delle pistole dalle loro tasche. Ma “Law & Order” non sara' l'unica arma. Con la nomina a ministro delle aree urbane del nero Ben Carson, nato nel ghetto di Chicago e cresciuto con idee conservatrici e free market, Trump ha indicato che seguira' una diversa politica sociale, basata su investimenti privati-pubblici in grado di rivitalizzare le economie dei quartieri a rischio con imprese e posti di lavoro reali. Sara' quindi abbandonato il puro assistenzialismo dei DEM che ha fatto delle comunita' nera e ispanica inesauribili riserve di voti Democratici, con la inevitabile creazione di una gioventu' di senza famiglia e senza occupazione, vittime dell'alienazione socio-culturale e facile manovalanza della criminalita'. Se Donald sapra' incidere il bisturi della sua “ideologia del fare” nel tessuto degradato di Chicago e Baltimora, di Milwaukee e di Los Angeles e di tanti altri ghetti avra' fatto grande anche questa America che ora non lo ama. Ma che aspetta un salvatore e lo sapra' ringraziare, anche se e' bianco, ricco e viene dalla Quinta Strada. di Glauco Maggi

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