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Corte suprema, Trump battuto dai DEMMa Neil Gorsuch sarà giudice tra 48 ore

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Alle 11 del mattino di giovedi' 6 aprile il capo della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell ha premuto il pulsante della cosiddetta “opzione nucleare” che consentira' al giudice conservatore scelto da Donald Trump, Neil Gorsuch, di diventare entro sabato mattina il nono giudice della Corte Suprema, occupando il seggio lasciato vuoto un anno fa dalla morte del giudice conservatore Antonino Scalia. Gorsuch e' stata la nomina politica del presidente piu' apprezzata dall'intera galassia repubblicana, e anche da qualche democratico non ossessionato dalla strategia della “resistenza” congressuale a Trump. Per essere confermato dal Senato, secondo la consuetudine procedurale, doveva pero' avere la supermaggioranza di 60 voti (su 100 che sono i senatori), necessari per annullare l'ostruzionismo DEM (detto anche filibustering, e' la tecnica dilatoria dei senatori di opposizione di parlare tutti per ore e ore di fila, bloccando i lavori congressuali per settimane). Alla conta finale prima del voto dei due schieramenti, dopo mesi di travaglio della decina di senatori Democratici degli Stati “rossi” vinti da Trump nel 2016, quelli piu' a rischio di non essere rieletti nel 2018 se si comportano troppo da “sinistri”, solo quattro DEM avevano annunciato di rispondere “si'” alla prima votazione, aggiungendosi ai 52 della maggioranza repubblicana. Quando Mitch McConnell ha fatto votare i senatori stamane, quindi, sapeva benissimo che i DEM avrebbero “vinto”, avendo piu' dei 41 voti necessari per non far raggiungere la quota di 60 al GOP. Infatti cosi' e' stato, e cio' ha dato allo stesso McConnell il via libera per implementare l' “opzione nucleare”. Ecco i passi procedurali, che definire bizantini e' poco, che daranno a Gorsuch l'ambita tunica nera da Supergiudice nelle prossime ore, come anticipati da Chad Pergram su FoxNews.com. McConnell aveva fissato a inizio settimana la chiusura del dibattito in aula per martedi' 4 aprile alle 11 di mattina (ora di New York). Per regolamento, una mozione per impedire il filibustering scatta automaticamente due giorni dopo, quando il Senato deve votare per “bloccare il dibattito”. E' quello che e' successo oggi, giovedi' alle 11, quando i Democratici hanno battuto il GOP con sole 3 defezioni nei loro ranghi (Heidi Heitkamp, Nord Dakota, Joe Manchin, West Virginia, Joe Donnelly, Indiana). McConnell ha cambiato il proprio voto da “si' ” a “no”, una mossa tattica per posizionarsi nella “parte prevalente” : cioe' si e' messo insieme ai “no” dei DEM, che avevano “prevalso” essendo riusciti a impedire ai repubblicani di “chiudere il dibattito”. Con questo accorgimento McConnell, in quanto capo del Senato, ha ottenuto il diritto di chiedere un “riconteggio”, per vincere il quale bastano 51 voti. McConnell ha quindi presentato una mozione al Senato per rivotare la “chiusura del dibattito”, che puo' passare con la maggioranza semplice . In questo modo non c'e' piu' spazio procedurale per discutere, e il presidente McConnell fa cadere la sua “bomba nucleare” sotto forma di un ordine del giorno che decreta “il voto sulla chiusura, secondo la Regola 22 per tutte le nomine alla Corte Suprema, e' a maggioranza semplice dei voti”. L'ufficiale di presidenza al Senato, su avviso del funzionario di controllo delle procedure congressuali (“parliamentarian”), decide contro McConnell citando la normativa precedente del Senato secondo la quale, come detto, occorrono 60 voti, non 51, per stroncare il filibustering. L'ufficiale dichiara che “il punto all'ordine del giorno non viene accettato”, ma a questo punto il Senato, che per la Costituzione ha il diritto di fissare le proprie regole, puo' stabilire un “nuovo precedente”. McConnell chiede ai senatori di votare per annullare il volere dell'ufficiale rispondendo a questa  domanda: ”La decisione dell'ufficiale rimarra' valida a giudizio del Senato?”. Scatta su cio' un'altra votazione, e i repubblicani voteranno “no”, perche' non vogliono che la decisione dell'ufficiale, che si richiama al vecchio precedente, “resti valida”. Di fatto, i senatori stanno votando per introdurre un nuovo precedente, e se i “no” prevalgono raggiungono il risultato voluto. McConnell potra' infatti ordinare un nuovo voto per chiudere la discussione senza possibilita' di ostruzionismo, e al GOP bastera' la maggioranza semplice, che e' diventato il “nuovo precedente” dopo la laboriosa procedura.  Per regolamento, coloro che si oppongono a una misura hanno ancora 30 ore di interventi a disposizione dopo il voto di chiusura, e questo significa che per votare Gorsuch il Senato dovra' presumibilmente attendere la nottata di venerdi' su sabato. di Glauco Maggi

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