Cerca
Logo
Cerca
+

Dalle parole ai fatti, perché ora dovreste prendere sul serio Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

I 59 missili sparati da Trump in Siria sono andati ben oltre il bersaglio della base aerea di Assad. Dopo decenni in cui si sa dello sforzo del regime nordcoreano di farsi un armamento nucleare sempre piu' pericoloso, e si e' abituati alle risposte diplomatiche, imbelli e come massimo sanzionatorie sul piano economico, dei George W. Bush e dei Barack Obama imbrigliati nel Consiglio di Sicurezza ONU dove siedono Cina e Russia, c'e' forse rimasto qualcuno che non prende sul serio il nuovo presidente? All'improvviso, le indiscrezioni che filtrano dalle riunioni del Consiglio della Sicurezza della Casa Bianca sulle future mosse del presidente contro il pazzo di Pyongyang acquistano il sapore di anticipazioni minacciose realistiche. Sono diventate obsolete le frasi rituali tipo “ogni opzione e' sul tavolo”, a cui avevamo fatto il callo ben sapendo che erano fatue se a pronunciarle erano le colombe obamiane Hillary Clinton o John Kerry. Neppure George W. e Dick Cheney erano credibili sulla Corea del Nord, esausti per la doppia guerra in Afghanistan e Iraq e dopo che la Segretaria di Stato Condi Rice venne “giocata” dalle promesse del dittatore stalinista, che ottenne la cancellazione della Nord Corea dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo in cambio di impegni di disarmo strategico, poi mai rispettati. Lo stesso fallimento di Bill Clinton negli Anni Novanta, che sdogano' di fatto la nuclearizzazione di Pyongyang.                                                                       . Adesso, sul tavolo della Stanza Ovale non c'e' piu' la generica formula “ogni opzione”, bensi' una serie di concretissimi scenari che avranno gia' dato i brividi a Kim Jong-un. Li ha presentati a Trump il suo nuovo Consiglio di Sicurezza Nazionale, depurato dal “nazionalista isolazionista” Steve Bannon e in cui, dice il gossip di Palazzo, ha sempre piu' peso l'opinione del trio dei generali, H. R. McMaster (Sicurezza), Jim Mattis (Pentagono)e John F. Kelly (Protezione civile) e del duo di famiglia, Ivanka e il marito Jared Kushner. Sono tutti falchi che hanno spinto per il raid punitivo in Siria e che ora, pur di fermare la corsa di “Kim il rosso” verso la disponibilita' di missili balistici che possono raggiungere non solo Seul e Tokyo, ma anche Los Angeles, intendono “accelerare” la strategia preventiva. Due esempi di esiti sotto esame, citati alla NBC tv da svariate fonti militari e dei vertici dei servizi segreti impegnati nei preparativi sul piano tecnico, vanno dall'idea di riportare le armi nucleari nelle basi militari USA della Corea del Sud ad organizzare l'eliminazione fisica del dittatore e della sua cerchia piu' stretta di collaboratori. E la Cnn ha riferito che un gruppo di navi da guerra americane si sta dirigendo verso la penisola coreana, nel Pacifico occidentale. La mossa del gruppo d'attacco navale Vinson e' una vistosa risposta ai recenti esperimenti missilistici, illegali alla luce delle svariate risoluzioni ONU degli ultimi anni, della Corea del Nord . La prima scelta per Trump, come ha piu' volte dichiarato in pubblico, e di sicuro lo ha ribadito in privato al presidente cinese  Xi Jinping nei colloqui di giovedi' e venerdi' in Florida, e' l'auto-smantellamento pacifico, e provato, dell'arsenale atomico da parte nordcoreana. I cinesi hanno tutti gli strumenti di pressione (economici, diplomatici, militari) perche' cio' avvenga, ma Xi non ha fatto trasparire pubblicamente che li esercitera'. Xi ha pero' visto il raid siriano in Tv proprio mentre era ospite di Trump, una coincidenza che ha fatto strame dell'usuale galateo diplomatico,  e il giorno dopo l'ambasciatore cinese all'ONU gli avra' sicuramente riferito del discorso della rappresentante USA Nikky Haley, culminato con “abbiamo in serbo altro, possiamo fare di piu'”. Un bluff, quello della Casa Bianca? Paradossalmente, dopo averlo trattato da pazzo capace solo di sparare tweet, prima e anche dopo il suo trionfo dell'8 novembre, il mondo ha conosciuto, anzi ritrovato, “il poliziotto in citta'” (il giudizio e' di Charles Krauthammer). Se ne sentiva acutamente e drammaticamente la mancanza durante l'era Obama, anche se in tanti non l'ammettevano per correttezza politica e opportunismo fazioso. Gli Stati Uniti sono tornati al centro del ring in due minuti, quelli impiegati dai 59 Tomahawk per raggiungere l'obiettivo, con una operazione giudicata da tutti, dai GOP e dai DEM in casa, ma anche dai leader internazionali (esclusi Putin, Assad e gli iraniani), come un atto dovuto, misurato, calibrato, proporzionale. Insomma, il “cialtrone inadatto al ruolo” e' un presidente vero, una “matricola” che ha bruciato le tappe dell'apprendistato in meno di 80 giorni e si e' fatto una legittimazione sul campo. E' sui suoi avversari, da Damasco a Mosca, da Pechino a Pyongyang, che incombe l'inedito e atroce dilemma se andare a vedere le carte di Donald, sfidandolo, o se passare la mano. Lui non deve nemmeno dire “ogni opzione e' sul tavolo”, loro lo sanno gia'.   Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

Dai blog