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Diario d'America, alla scoperta del New Mexico

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Nel serio e nel faceto, tra la scienza e la fantascienza, il New Mexico e' lo Stato americano piu' vicino a Marte. E' una scoperta che non t'aspetti di fare quando decidi di visitarlo, ma tanti “indizi” portano poi a questa conclusione. Da diligente e curioso turista si va nello stato sud-occidentale americano per conoscere la storia antica dei nativi vittime delle scorribande violente degli Apache nomadi, della sottomissione ai Conquistadores della Corona spagnola, e della conversione forzata degli indigeni ad opera dei francescani. Dal 1912 il New Mexico e' diventato il 47esimo stato della federazione USA, ma l'integrazione dei gruppi etnici presenti e' di la' da venire, e forse non verra' mai: ci sono Pueblo ancora abitati dagli Indiani (qui si puo' chiamarli cosi'),  tra cui quello di Taos che si vanta d'essere la comunita' stabile di piu' lunga vita stanziale in tutto in Nord America, oltre 4 secoli. Poi, come ti preparano Internet e le migliori guide, ci sono delle vere meraviglie del mondo. Si puo' fare trekking, letteralmente scivolando quasi fosse neve, sulle purissime e ineguagliabili dune di gesso di White Sands, le piu' estese sulla Terra (ad Alamogordo). Alla fine del giro in solitaria che si puo' fare (quando non ci sono oltre 40 gradi!), e che prende circa tre ore per gli otto chilometri di saliscendi, la ranger  spiega che la composizione fisica del “gypsum” (il gesso) e' la stessa di alcuni dei minerali studiati su Marte.  Buono a sapersi. Inevitabile e' la discesa nelle mastodontiche Caverne di Carlsbad (nella parte sud est dello Stato): due ore di serpentine nelle viscere (a 13 gradi di temperatura mentre fuori sono 35) ad osservare  stalattiti, stalagmiti e “drappi” di dimensioni record. Il giro al Monumento Nazionale “Three Rivers Petroglyphs” ( a sud di Albuquerque, la citta' piu' grande ma non la capitale, che e' Santa Fe) e' una fusione di arte e di antropologia: gli indiani di qui avevano affinato una tecnica di incisione sugli strati ossidati delle rocce laviche, e il risultato per il visitatore e' la visita ad una galleria a cielo aperto di pre-artisti con in mostra  disegni, simboli, volti di donna, animali. A Bisti (nel nord-ovest, la regione di Farmington) si cammina in un paesaggio lunare per ore, tra legname fossile piu' forte e duro delle rocce, e le stesse rocce dai colori e dalle fogge che a volte ricordano Stonehenge, e a volte Disneyland. Tutto molto interessante, top level turisticamente. Cio' che e' peculiare nel New Mexico, pero', e' la sensazione che si puo' avvertire se ci si lascia avvolgere dalla “vocazione” locale per lo spazio extraterrestre – con i suoi miti – e per la scienza, con la terribile potenzialità creativa e distruttiva del nucleare. Del resto e' qui, nel deserto a qualche ora da Los Alamos, che Enrico Fermi e gli altri cervelli del Manhattan Project fecero saltare il 16 luglio del 1945 il “gadget”, come lo avevano battezzato, cioe' l'ordigno di prova generale delle bombe atomiche destinate due giorni dopo a chiudere la guerra con il Giappone. In un raggio di molti chilometri, lapilli e residui hanno sparso mini contaminazioni radioattive che oggi, assicurano, sono totalmente sparite. Sara'. Ma osservare dalla strada che corre lungo il deserto a sud di Los Alamos, a Trinity, la landa sterminata che fu teatro dell'esperimento piu' devastante della Storia perpetua il ricordo. Nel viaggiatore e nei residenti. Ai quali, peraltro, l'esercito USA rammenta, con avvisi perentori, di non avvicinarsi e di non toccare oggetti “misteriosi” in cui ci si puo' eventualmente imbattere: l'area continua ad essere utilizzata dall'aviazione militare per sperimentazioni “tecniche” che, in teoria, potrebbero produrre detriti pericolosi. Sono ovviamente i Laboratori di Los Alamos, a nord-ovest di Santa Fe, l'epicentro della vocazione scientifica, e dell' “attrazione fatale” dei newmessicani per il “nucleare”: il concetto si associa direttamente al destino del nostro piccolo pianeta, e da qui si allarga all'interesse per lo spazio extraterrestre. Una giovane geologa americana mi ha confermato (la scoperta degli scienziati astrofisici risale infatti all'anno scorso) che l'analisi della composizione dei minerali del pianeta rosso finiti sotto il ‘microscopio' dei computer del centro di Los Alamos non lascia dubbi: c'e' “vita” (con le virgolette) su Marte, perche' sono stati individuati elementi chimici identici a quelli che sono alla base della nostra vita (senza virgolette) sulla Terra. Gli scienziati di Los Alamos fanno le cose sul serio, a partire dall'estrema riservatezza con cui proteggono il loro lavoro che spazia in tutti i campi della ricerca, compresa la medicina. Ma il compito centrale che il Congresso USA ha affidato al Lab di Los Alamos (inventato specificamente per la realizzazione della bomba atomica) , e che da solo giustifica la sua esistenza, e' di mantenere nel tempo, al piu' alto livello di affidabilita' scientifica e bellica, l'arsenale nucleare come deterrente. Una visita al Bradbury Science Museum, anche se le aree tecniche sono chiuse al pubblico, e' comunque indispensabile, e piu' che sufficiente, per  catturare lo spirito nucleare-spaziale che e' arrivato qui con Oppenheimer e Fermi durante il conflitto mondiale, e non se n'e' piu' andato. Quando pensano allo spazio da conquistare, gli scienziati USA - della Nasa e di Los Alamos - non dicono nulla di piu' che e' in corso la preparazione del viaggio che portera' l'uomo, alla fine, dal nostro pianeta a Marte. Ma gia' nel 1947, mentre era ancora vivissima la memoria dei residenti di aver ospitato la Storia atomica, c'era una voglia matta di vivere il contrario: i marziani che sbarcano sulla Terra. E dove, se non in New Mexico? E cosi' fu: a 50 Km da Roswell, nella regione sud-orientale che confina con il Texas a tre ore d'auto da Los Alamos. “La RAAF (Roswell Army Air Field) cattura un disco volante nell'area di Roswell” ha sparato in prima pagina il Roswell Daily Record l'8 luglio 1947, per raccontare la testimonianza dei membri della famiglia Brazel, che qualche giorno prima avevano visto, poi raccolto e dato all'esercito i resti di un UFO che si era schiantato nel loro ranch. Mistero, segretezza delle autorita', e fantasia dei complottisti mai domi, hanno fatto di Roswell la capitale mondiale degli UFO. Nel 1991 e' stato fondato, da alcuni testimoni dell' “incidente di Roswell”, l' “International UFO Museum & Research Center”, organizzazione con la missione di educare il pubblico ad una comprensione veritiera del fenomeno degli UFO (Oggetti Volanti Non Identificati). Il Centro, senza scopo di lucro, dal 1992 e' aperto ai visitatori, che hanno superato i tre milioni, dagli USA e dal resto del mondo. La “leggenda” dei marziani a Roswell e' stata definitivamente smontata negli anni 90, quando i militari USA hanno rivelato la vera natura dell'UFO, un pallone aerostatico usato per un test di sorveglianza nucleare nell'ambito del Progetto Mogul. La correlazione tra nucleare ed extraterrestri, in New Mexico, e' qui per restare. E fa parte del suo fascino. Glauco Maggi

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