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Americani ignoranti, 6 su 10 non passerebbero l'esame per la cittadinanza

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Analfabeti di ritorno? Ignoranti crassi perche' nelle scuole e nelle universita', dagli anni delle contestazioni alla guerra in Vietnam e dell'anti-americanismo domestico, si studiano molto di meno, anzi quasi niente, la storia, il diritto, e persino la geografia degli Stati Uniti? Oppure semplicemente disinteressati ad informarsi in che mondo vivono? Quale che sia la causa, circa i due terzi dei cittadini americani di oggi – il 64% - sono cosi' impreparati culturalmente che meriterebbero il ritiro del passaporto. Il sondaggio (tra 1000 persone adulte scelte a caso) appena condotto e pubblicato dalla Woodrow Wilson National Fellowship Foundation per capire quanti cittadini americani passerebbero l'esame a cui devono sottoporsi gli immigrati per avere la cittadinanza USA e' impietoso, imbarazzante, a tratti ridicolo. Ecco alcuni esempi delle risposte date al questionario ufficiale di 100 domande tra cui gli agenti dell'USCIS (agenzia della Immigrazione) scelgono le 10 da fare ai candidati veri, che per essere promossi “americani” devono azzeccarne sei. Soltanto il 13% sa quando e' stata ratificata la Costituzione (1788). Il 60% NON sa contro quali paesi l'America ha combattuto nella Seconda Guerra Mondiale. Solo il 24% ha saputo indicare un motivo per cui Ben Franklyn e' un personaggio famoso (ma il 37% crede erroneamente che abbia inventato la lampadina). Il 57% non sa il numero dei giudici della Corte Suprema (sono 9) anche se negli ultimi mesi i giornali sono stati inondati di articoli sulla contestata conferma di Brett Kavanaugh. Il 72% non ha saputo indicare le 13 colonie originarie. Solo il 25% ha risposto correttamente alla domanda sui motivi per cui i coloni hanno combattuto contro gli inglesi. Sono emersi anche spunti comici, ma c'e' in realta' ben poco da ridere: il 12% crede che il Presidente Dwight D. Eisenhower abbia combattuto nella Guerra Civile, il 2% pensa che la Guerra Fredda abbia qualcosa da spartire con il Climate Change. Altri quesiti li trovate nell'articolo che ho scritto per Libero cartaceo sulla mia esperienza personale di candidato alla cittadinanza, dopo l'esame-intervista che ho superato il 27 agosto, e che ripubblico qui in coda. Specialmente sconfortante e' il fatto che nel sondaggio attuale gli americani piu' anziani si sono comportati molto meglio dei giovani: tra i minori di 45 anni, cioe' tra chi e' nato dopo il 1973 ed e' diventato maggiorenne nel 1991, solo il 19% ha passato il test, mentre lo ha superato il 74% di chi ha ora piu' di 65 anni. Nel sondaggio, alla gente sono state fornite “multiple risposte” alle 100 domande, e la richiesta di azzeccarne 60 per passare. Nel test reale, invece, l'esaminatore fa 10 domande a voce, in inglese tranne rare eccezioni, senza offrire “multiple risposte” tra cui scegliere, e il candidato deve rispondere correttamente ad almeno sei per passare. Glauco Maggi PS: Questo e' l'articolo sulla mia intervista-test, apparso su Libero il 29 agosto 2018. New York. Sara' stato per la paura di non passare il test per la naturalizzazione americana che una decina di milioni di irregolari vivono tra noi, avendo varcato di nascosto il confine con il Messico invece di chiedere il permesso di entrare? Io, che ho voluto fare le cose in regola per diventare cittadino americano, sto seguendo la lunga procedura e ieri mi sono presentato all'intervista finale. Che e' una cosa seria. Certo, come per tutti gli esami, chi lo supera dice dopo che e' facile. Dopo, pero'. Prima, la paura di fare una figuraccia e' stata la stessa di quando affrontai l'esame di maturita' oltre mezzo secolo fa. Innanzitutto, si deve dimostrare una basilare conoscenza dell'inglese: l'esaminatrice (una cortese giovane funzionaria nel mio caso) prima ti fa leggere una frase e poi te ne detta un'altra, che devi scrivere senza errori. Segue il test sulla conoscenza di queste materie: “i principi della democrazia americana”, “il sistema di governo”, “i diritti e le responsabilita' dei cittadini”, “la storia americana” (dai coloni ai diritti civili). Le domande su cui prepararsi sono 100, ma l'esaminatore ne fa dieci al massimo e passa chi risponde correttamente a sei. Nel caso mio, e di mia moglie Maria Teresa Cometto che ha avuto l'intervista qualche ora dopo di me, sono bastate le prime sei. Ecco le mie: Chi è in carico del potere esecutivo? Qual e' un diritto del Primo emendamento alla Costituzione? Se il presidente non puo' piu' esercitare le sue funzioni, chi diventa presidente? Durante la Guerra Fredda qual era la principale preoccupazione degli Stati Uniti? (risposta da dare: il comunismo. La toglieranno se nel 2020 sara' eletto Bernie Sanders, nostalgico dell'URSS?) Ci sono quattro emendamenti alla Costituzione a proposito di chi puo' votare: descrivine uno. Qual e' una ragione per cui i coloni vennero in America? Ed ecco le sei di mia moglie: Quanti sono i senatori? A che eta' bisogna registrarsi per il Servizio Selettivo (e' una agenzia governativa indipendente che conserva le informazioni su chi puo' essere soggetto alla chiamata delle Forze Armate NDR)? Nomina uno Stato che confina con il Canada. Qual e' l'oceano a Est dell'America? Quando e' stata scritta la Costituzione? Che cosa vuol dire liberta' di religione? Io non avrei risposto a tutte, prima di studiare l'opuscolo formativo. Me lo diedero l'inverno scorso, quando mi sono sottoposto all'esame biometrico e delle impronte digitali, passaggio che segue di qualche settimana l'invio al governo della domanda di cittadinanza, a sua volta presentabile solo dopo aver avuto la Green Card per oltre cinque anni (noi la ottenemmo nel 2011). Sono domande facili o difficili quelle come: il dettaglio degli Emendamenti su chi puo' votare? Quando e' stata scritta la Costituzione Usa? (molti amici americani a cui l'abbiamo chiesto non se lo ricordavano). Il numero dei senatori? (Io lo so da professionista della politica USA, ma quanti altri comune mortali?). Se e' ovvio che non occorre essere Pico della Mirandola, o un professore di Storia e Burocrazia USA, per memorizzare le risposte, credo che l'intervista vada giudicata nella sua interezza. Infatti dopo la parte di lingua e il test, c'e' il colloquio personalizzato che puo' spaziare, a discrezione del funzionario, su tutto il passato del candidato. Dalle mogli-mariti precedenti alle tasse denunciate (da quando?). I viaggi fatti fuori dagli USA negli ultimi anni: Quanti? Dove? Piu' o meno lunghi di sei mesi? La gentile signora dell'USCIS (agenzia US dei servizi di Cittadinanza e di Immigrazione) e' in possesso di tutti i miei dati, e fa i riscontri. Li avevo forniti prima, quando avevo fatto la domanda per avere la Carta Verde, che e' la condizione sine qua non per la Cittadinanza. E poi li avevo aggiornati con la richiesta di cittadinanza. Il governo USA concede la Green Card su basi molto restrittive: una via e' la sponsorizzazione di un ente o di una societa' commerciale americana che devono dimostrare di avere bisogno “specificamente” di quell'individuo per occupare proprio quella loro posizione aperta di lavoro (per salvaguardare il diritto al lavoro degli americani, una regola che c'e' da anni); un'altra e' l'auto-sponsorizzazione di un individuo straniero che deve convincere il governo di avere “qualita' straordinarie” (in qualsiasi campo, dall'arte allo sport al giornalismo alla medicina eccetera). Un detentore di carta verde, poi, puo' estendere il diritto al coniuge e ai figli (il nostro caso). L'ultima tappa sara' il giuramento, fra un mese o due, nella cerimonia che chiudera' l'iter caricandolo, dicono tutti quelli che sono passati da li', di forte valenza emotiva. Vi raccontero' la giornata, promesso. Intanto a chi pensasse che il test USA e' un esercizio risibile suggerisco il confronto con l'iter per diventare cittadini italiani. Di milioni di clandestini ce ne sono di qua e di la', ma gli USA mi pare si sforzino almeno di mantenere uno standard dignitoso per disciplinare le naturalizzazioni regolari. Per la versione tricolore, do' la parola a una mia amica di New York, che avendo il marito italiano ha voluto prendere anche la nostra cittadinanza. Ecco la sua testimonianza: “Ho giurato davanti a un ufficiale del consolato, e ho firmato delle carte. Mi hanno chiesto se avrei obbedito alle leggi italiane, e ho detto si'. Non c'era nulla, per iscritto o a voce, che provasse la mia conoscenza della storia italiana o della lingua. Le carte firmate erano una dichiarazione, non la prova di nulla. Certo, niente di paragonabile a cio' che devi fare negli USA”. di Glauco Maggi

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