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Ai Clinton non bastano i nipoti: ecco il tour in 13 città (e quanto costa sentirli a teatro)

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Si fa fatica a crederci, ma ci si deve arrendere. Ai Clintons non bastano i nipotini, e nella loro quarta' eta' vedono ancora solo due cose davanti, i soldi e la Casa Bianca. Non contenti di avere, insieme, una fortuna da 120 milioni di dollari racimolati in una vita di cariche pubbliche e di introiti correlati, hanno annunciato un tour di 13 tappe in capaci teatri di 13 citta' dove parleranno a pagamento davanti ai fans. La serie si chiamera' “Una sera con il presidente Bill Clinton e con la ex segretaria di Stato Hillary Clinton”, e i posti costeranno da un minimo di 70 dollari nel loggione a 750 dollari per le prime file. Sono tariffe a cui vanno aggiunte le commissioni per la societa' Live Nation, la stessa che ha organizzato il tour per l'ultimo libro di Michelle Obama e vari concerti da Beyonce' a Taylor Smith a Bruno Mars. La coppia Clinton, ha spiegato nel comunicato di lancio della iniziativa Live Nation, “condividera' con il pubblico storie e aneddoti motivanti che hanno plasmato le loro storiche carriere nel pubblico servizio, mentre discuteranno anche le problematiche di attualita' e guarderanno avanti al futuro”. Cioe', alla campagna elettorale vera che verra' alla conclusione di questo giro di prova. L'esordio sara' al Park Theater di Las Vegas il 18 novembre. Poi ci saranno due tappe canadesi a Toronto (27/11) e Montreal (28/11) e una allo Smart Financial Center a Sugar Land, in Texas (4 dicembre). Tra le altre serate in giro per gli USA spicca infine quella al Beacon Theater di New York City dell'11 aprile del 2019, periodo in cui i candidati alle primarie Democratiche saranno gia' usciti ufficialmente, o ufficiosamente, allo scoperto. Si sapeva gia' delle intenzioni di ridiscesa in campo di Hillary da quando aveva creato un misterioso “comitato politico” qualche mese fa. Ora questo giro e' una conferma, anche se nel suo stesso partito l'idea della resurrezione appare temeraria, se non assurda. Poi pero' uno si guarda attorno, e vede che la compagnia degli aspiranti candidati anti Donald (72 anni) e' dominata da dinosauri della politica americana democratica, piu' o meno coetanei. C'e' Bernie Sanders con il dente avvelenato per essere stato fatto fuori dal complotto clintoniano durante le primarie del 2016. C'e' l'eterno Joe Biden, che sarebbe al suo terzo o quarto tentativo per la presidenza ma, soprattutto, e' ancora sotto choc per l'umiliazione subita da Obama quando, invece di appoggiare il suo fedele vice di otto anni, il presidente uscente ha dato l'endorsement a Hillary per pagare il debito a Bill, che aveva fatto comizi decisivi per la sua rielezione nel 2012. E non dimentichiamo John Kerry, a cui brucia ancora aver perso con George W. Bush nel 2004 e che non s'accontenta di andare in pensione da ex segretario di Stato di Obama, proprio come la Hillary. Insomma, il club degli over Settanta e' vivo e vegeto, si fa per dire, e obbiettivamente rafforzato dalla constatazione che le nuove leve dei DEM sono men che visibili e promettenti, anche perche' schiacciate sotto il peso della vecchia guardia che non vuole cedere il passo. Ci sono si' alcuni senatori che scalpitano, ma nessuno ha bucato lo schermo della fama nazionale. E per i quattro anziani e bolliti, che il partito DEM stia cambiando pelle, anzi camicia, e nei suoi personaggi emergenti vesta quella rossa dei socialisti, non e' un problema. Sanders sta tirando la volata a sinistra da anni, e Biden, Kerry, Hillary, che una volta passavano per “moderati” e “centristi”, sono dietro di lui in fila indiana, e applaudono alle giovanissime leve che, come la 28enne Alessandra Ocasio Cortez, vogliono la mutua statale, la scuola gratis e la cancellazione dei debiti universitari, l'abolizione della agenzia che controlla le frontiere e, ultima sparata, l'assalto alla Costituzione. Poiche' Trump ha avuto meno voti di Hillary a livello nazionale, i DEM resistenti&emergenti chiedono di eliminare i collegi elettorali. E poiche' i senatori hanno confermato il giudice conservatore Brett Kavanaugh, i Democrati moderni dicono che la Costituzione che da 200 anni assegna due senatori ad ogni stato, a prescindere dalla diversa popolazione, va emendata. Il dibattito tra i DEM nelle primarie del 2019 sara' improntato alla fame di rivincita dopo la vittoria di Trump, e rischia sbandamenti pericolosi per la stessa governance nel paese. Purtroppo, i personaggi anziani citati non potranno neppure esibire credenziali di saggezza centrista e antica, quando ce le hanno, perche' se no perdono le primarie dominate dagli ultra'. In questo fermento di radicalismo che snatura storie e profili personali, perche' Hillary non dovrebbe giocare ancora le sue carte? di Glauco Maggi

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