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Armi da fuoco, le statistiche smentiscono l'utilità delle gun free zones

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Ci sono delle “verita'” che sono ormai entrate nella testa della gente, in America e altrove, come dati di fatto, postulati che non necessitano del fastidio di prove, ossia di numeri a sostegno. Il numero degli omicidi di massa negli USA (che sarebbero un terzo di tutto il mondo), e il valore salvifico dei regolamenti locali che stabiliscono “zone franche” in cui le armi sono vietate, sono due tesi sicuramente tra le piu' pacifiche. Pero' ci sono poi i guastafeste, cioe' i partigiani del Secondo Emendamento che difende il diritto di portare armi, i quali fanno studi e ricerche per conto loro, creando fondazioni allo scopo. I paladini delle certezze anti-armi sono cosi' messi davanti ad altre statistiche, che portano a conclusioni sorprendenti. Che cosa fanno? Le ignorano. Nemmeno le contestano, tanto si sentono inattaccabili nella torre del conformismo generale. Sanno che i giornalisti dei media mainstream fanno buona guardia. Per sentire la campana degli “altri” bisogna avere la curiosita' di navigare nel sito CPRC (Crime Prevention Research Center), promosso da un economista, attivista pro NRA (National Rifle Association), John Richard Lott Jr. L'ultimo studio pubblicato giorni fa e' sull'efficacia dell'iniziativa, diffusissima, di dichiarare certe aree municipali, pubbliche e private, “gun-free zones”, zone dove e' vietata la presenza di armi. La ricerca CPRC copre un arco di tempo di 68 anni, dal 1950 al maggio del 2018, e ha scoperto che il 97,8% degli episodi di eccidi di massa con armi da fuoco (statisticamente quelli con 4 o piu' vittime secondo il criterio usato dall'FBI per definirli tali ) e' avvenuto proprio nelle “gun-free zones”. Segue l'elenco meticoloso dei casi, per provare l'oggettiva inefficacia della disposizione. Infatti, viene rispettata solo dai cittadini ligi alla legge ma violata dai killer, pazzi o terroristi che siano, avvantaggiati dal sapere che l'area e' “gun free”. La Virginia Tech University, il Fort Hook in Texas, il cinema Aurora, la scuola elementare Sandy Hook, il DC Navy Yard, l'Umpqua Community College, gli uffici a San Bernardino, il night club Pulse e il liceo Parkland in Florida sono tra gli esempi delle zone designate senza armi ma usate dagli assassini come poligoni di tiro. L'efficacia del divieto imposto dalle autorita' statali o municipali, insomma, e' sostanzialmente nullo. L'intenzione dei promotori puo' essere la piu' nobile e ammirevole, ma il solo effetto reale e' quello, classico nei liberal, di “sentirsi bene per aver fatto qualcosa per risolvere il problema”, di “sentirsi moralmente superiori a chi difende il Secondo Emendamento, a prescindere dai risultati concreti del divieto della presenza di armi in certi aree. Politici e amministratori di alto livello che si spostano in mezzo alla gente protetti dalle loro personali guardie del corpo armate non pensano che sia ipocrita disporre che le scuole e gli ospedali siano “liberi dalle armi”, e in molti casi persino vietano o limitano la presenza di personale di guardia con la pistola a portata di mano. Va da se' che lo studio del CPCR, di per se', non risolve il problema. Mette pero' a nudo la inutilita' di iniziative che hanno il fine politico di sgravare da colpe la coscienza dei parolai progressisti e di scaricarla sul Secondo Emendamento e i suoi fans. Inutili come le marce generiche contro la guerra e contro la fame, che non hanno mai fermato gli eserciti e dato da mangiare ai bisognosi. Quanto al numero degli omicidi di massa, una ricerca del 2016 del professore anti-armi Adam Lankford e' arrivata a concludere che dal 1966 al 2012 il 31% sono avvenuti negli USA, 90 su 202 nel resto del mondo. Lankford non ha prodotto i particolari della sua ricerca, e quindi il CPRC non puo' tecnicamente contestare la conclusione. Ha pero' svolto una sua propria ricerca sugli attacchi avvenuti al di fuori degli USA, e nel suo sito riporta che “la nostra lista contiene 1448 attacchi e almeno 3081 sparatorie fuori dagli USA soltanto negli ultimi 15 anni del periodo esaminato da Lankford. Noi abbiamo trovato un numero di sparatorie pubbliche di massa all'estero almeno 15 volte piu' alto di quello di Lankford in meno di un terzo dei suoi anni”. Per sapere quale delle due ricerche e' piu' aderente alla verita' dei fatti occorrerebbero una conoscenza capillare di tutti gli episodi, una trasparenza dei dati e della metodologia usata da Lankford e da Lott, e una stampa piu' curiosa e meno censoria. Ma e' molto piu' facile, e conveniente politicamente, scegliere sempre come buono il partito preso. di Glauco Maggi

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