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Donald Trump castigamatti: tre indizi fanno una prova

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Se bastano tre indizi a costituire una prova, si puo' ben dire che Trump e' il primo presidente a meritare il titolo di “castigamatti”, ad abundantiam . Infatti, venerdi' ne ha aggiunto un quarto, il ritiro ufficiale dal Trattato del 1987 con i russi sui missili intercontinentali. Quelli che pensano che la Casa Bianca debba essere il regno della diplomazia internazionale tendente all'appeasement possono non considerare una qualita' positiva il suo prendere decisioni ferme, concrete, a fronte alta. Pero' gli avversari interni si guardano bene dal condannarlo, e il perche' e' banale: Donald, il decisionista in capo, ha ragione a fare quello che fa. Non ingolfa solo Internet dei suoi tweet, ma straccia trattati fasulli, denuncia apertamente azioni criminali, rispetta leggi americane in vigore e disattese, e impone il rispetto degli impegni formalmente presi dagli alleati. 1= L'ultimo caso, l'abbiamo anticipato, e' il ritiro dal trattato sul controllo delle armi che era stato firmato alla fine della Guerra Fredda con Mosca. L' Intermediate-range Nuclear Forces Treaty del 1987 vietava i missili di gittata tra 500 e 5.500 kilometri. Ma il Dipartimento di Stato ha formalmente denunciato da allora oltre 30 violazioni. Nel 2008 la Russia ha testato un missile a medio raggio illegittimo, e dal 2016 ne ha piazzati almeno un centinaio, che minacciano l'Europa e parte dell'Asia. Anche Obama aveva riconosciuto il problema, e aveva cercato di convincere Putin a desistere, con l'aiuto della Nato. Con la sua facondia non aveva ottenuto niente. E cosi' Trump ha deciso di ritirarsi, perche' un decennio di violazioni russe basta e avanza. I membri della Nato hanno detto in un comunicato che “sostengono in pieno il ritiro” e che iniziano subito a pianificare lo schieramento di missili difensivi. Ridicolo dire che riparte la corsa agli armamenti perche' gli USA escono dal trattato. La corsa era gia' in atto, ma solo dalla parte dei nemici dell'Occidente. Solo l'anti-americanismo congenito delle forze politiche europee fa finta di non vederlo, e di fatto assolve Putin. 2= Tutti sapevano, e Bush e Obama lo dicevano pure, che la Cina pratica politiche commerciali criminali: il furto delle tecnologie di avanguardia e l'infiltrazione nei server delle grandi corporation sono stati una pratica costante nell'accompagnamento della crescita costante del potere industriale ed economico cinese. Trump ha scatenato una guerra contro Pechino, che non e' solo quella commerciale basata sulle tariffe diseguali tra i due paesi, ma che prende per le corna il problema dei furti e delle attivita' degli hacker di societa' collegate con l'esercito rosso e il governo Xi. Obama era a conoscenza delle pratiche scorrette, ma non ha mai alzato la voce per difendere gli interessi USA e occidentali. 3= Trump ha spostato l'ambasciata USA a Gerusalemme da Tel Aviv, scandalizzando il blocco d'opinione pubblica europeo che e' filo-palestinese. Ma il fatto e' che il Congresso USA da anni aveva approvato questa mossa, e ogni presidente aveva glissato, di rinvio in rinvio. Il “castigamatti” ha detto basta, e ora Washington ha rafforzato l'alleanza con Israele. 4= Capitolo NATO. Da sempre, dopo aver firmato l'impegno di investire almeno il 2% del PIL nella difesa, quasi tutti i paesi membri si sono guardati bene dal rispettarlo. Germania in testa. Trump, da quando ha visto i conti della Nato, ha sollevato ufficialmente e bellicosamente la questione. Ha fatto pressing costante ad ogni meeting della Nato, ad ogni convegno internazionale. E i risultati stanno arrivando: molte nazioni hanno votato nei rispettivi parlamenti per alzare la loro quota verso il 2%. Senza il chiassoso intervento di Trump, condito con larvate minacce di ritiro, non lo avrebbero mai fatto. di Glauco Maggi

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