Pantheon dell'Occidente

"Siamo nati liberi". Donald Trump, il trionfo davanti ai socialisti Sanders e Ocasio Cortez

Glauco Maggi

Con il suo discorso sullo Stato dell’Unione del 5 febbraio 2019, il presidente Donald Trump e’ entrato nel Pantheon degli statisti occidentali che difendono il capitalismo democratico contro il socialismo e il comunismo. La frase che passera’ alla storia e’: “Siamo nati liberi e resteremo liberi. Questa sera”, ha scandito Trump davanti al Congresso e agli sguardi impietriti nelle immagini TV del senatore socialista Bernie Sanders e della neo-deputata pasionaria Alexandria Ocasio Cortez, “ rinnoviamo la nostra determinazione risoluta che l'America non sarà mai un paese socialista”. Sessanta anni prima di lui, il Democratico John Fitzgerald Kennedy, quando i Democratici erano anticomunisti, era diventato famoso per la frase “I am a Berliner”, pronunciata davanti a 450mila persone a Berlino, fronteggiando i Comunisti della Germania dell’Est che avevano eretto il Muro (da notare: i comunisti devono tirar su i muri per non far scappare i propri cittadini verso la liberta’, i liberali democratici li ereggono per proteggere i propri confini contro i clandestini che cercano di entrare illegalmente per raggiungere la liberta’ capitalista). “La mia sensazione e’ che noi (americani liberi nel capitalismo NDR) siamo piu’ durevoli nel lungo termine. Queste dittature magari gioiscono per vantaggi di breve durata come abbiamo visto negli Anni Trenta. Ma sul lungo periodo, io penso che il nostro sistema si addica meglio alle qualita’ e alle aspirazioni della gente, al desiderio di essere padroni del proprio destino. Credo proprio che funzioni meglio qui”, disse JF Kennedy nella conferenza stampa del 12 aprile 1961. Ronald Reagan, dopo esser stato anche lui protagonista dello “scontro” dialettico con Gorbatchev a proposito del Muro di Berlino (“Mr Gorbatchev, butta giu’ quel muro”), era stato spiritoso nel prendere in giro il socialismo come ideologia politica: “Il socialismo funziona soltanto in due posti”, disse Reagan una volta. “In Paradiso dove non ne hanno bisogno, e all’Inferno dove c’e’ gia’”. Caustica, di una ironia pungente, anche la premier conservatrice inglese Margaret Thatcher: “Il problema con il socialismo e’ che tu alla fine ti trovi senza piu’ soldi degli altri”, disse. E ancora: “Curare la malattia britannica con il socialismo e’ come curare la leucemia con le sanguisughe”. Il comunismo della Berlino Est di Kennedy e di Reagan, oggi e’, per Trump, il Venezuela di Maduro, citato nel discorso a proposito della attuale crisi governativa nel paese chavista. “Due settimane fa, gli Stati Uniti hanno riconosciuto ufficialmente il governo legittimo del Venezuela e il suo nuovo presidente ad interim, Juan Guaido’. Siamo con il popolo venezuelano nella loro nobile ricerca di libertà - e condanniamo la brutalità del regime di Maduro, le cui politiche socialiste hanno trasformato quella nazione in una condizione di estrema povertà e di disperazione in America. Qui, negli Stati Uniti, siamo allarmati dalle nuove richieste di adottare il socialismo nel nostro paese. L'America e’ stata fondata sulla libertà e l'indipendenza - non sulla coercizione, sulla dominazione e sul controllo del governo. Siamo nati liberi e resteremo liberi. Questa sera rinnoviamo la nostra determinazione risoluta che l'America non sarà mai un paese socialista”, ha solennemente promesso il presidente. La lotta di classe vecchio stampo, lanciata dalla insorgente ala sinistra del partito Democratico che vuole la nazionalizzazione della salute e della scuola, gli stipendi uguali e garantiti, e l’esproprio degli azionisti delle corporation, trovera’ nella campagna del 2020 un oppositore fermo, nel solco della tradizione reaganian-thatcheriana. di Glauco Maggi