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Altroché Watergate, lo "scandalo Russia" è stata la più grande vittoria politica di Donald Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Doveva essere il Watergate per Trump, e' diventato la sua piu' grande vittoria politica dopo la notte del voto. Russiagate, collusione con la Russia, Trump pupazzo di Putin? Tutto falso, tutto smontato dall'inchiesta speciale piu' costosa e accurata della storia: 30 milioni di costo; 500 testimoni; 19 avvocati nel team di Bob Mueller, il procuratore speciale; 40 agenti, analisti di  intelligence, contabili dell'FBI; 2800 richieste di subpoenas (intimazioni legali a rispondere); 500 perquisizioni; 280 richieste di registrazioni e telefonate; 13 richieste di prove da governi esteri.  Il ritornello della collusione e' stato strombazzato dai media per tre anni, da quando la Clinton e i DEM non hanno accettato il verdetto del novembre 2016 e hanno montato la campagna sulla inesistente tresca della campagna repubblicana con Mosca per giustificare la sconfitta in una elezione che dovevano vincere senza problemi. Hanno tanto manovrato il “deep state”, lo stato profondo popolato dai funzionari anti Trump dell'FBI di James Comey e di Andrew McCabe, e del ministero della Giustizia di Obama nel 2016, che hanno ottenuto la nomina del procuratore Speciale Bob Mueller nel maggio dei 2017 per far cadere Trump in carica da pochi mesi. Da allora, per due anni fino ad oggi, i capi parlamentari dei DEM nelle commissioni congressuali di indagine (su tutti Adam Shiff) hanno inondato TV e stampa amica (il 90% del totale) di dichiarazioni in cui sostenevano di aver visto le prove della collusione di Trump con il nemico russo. Cio' ha sovra-eccitato il popolo della Resistenza Never Trump, che non aveva bisogno di viagra politico, gonfiando l'illusione della collusione. Ecco perche' la deflagrazione e' stata clamorosa nel campo Democratico, mentre il GOP e la Casa Bianca si godono ora la rivincita, e preparano la reazione politica che sperano di far durare fino al voto del 2020. Siccome tutta la bufala del Russiagate e' stata montata grazie al famigerato e scomunicato dossier che la campagna di Hillary aveva commissionato e pagato a una spia inglese inaffidabile che si e' servito di fonti russe di fantasia, ora nel GOP si chiede di andare a fondo e di rispondere a domande ovvie: chi nell'FBI di Obama ha preso per buono il dossier falso? Chi ha fatto uscire illegalmente nomi di persone private vicine a Trump che non dovevano essere oggetto di indagine? Chi nell'FBI ha tramato, d'accordo con il partito politico avversario, contro Trump prima e dopo essere stato eletto? La conclusione di Mueller sulla collusione che non esiste e' netta e chiude per sempre il caso. “L'investigazione non ha stabilito che i membri della campagna di Trump hanno cospirato o si sono coordinati con il governo russo nelle sua attivita' di interferenza elettorale”, si legge nel rapporto. E' la totale rivendicazione di quanto Trump, i familiari e i suoi alleati hanno sempre sostenuto. Accusati di essere bugiardi, derisi, snobbati, non creduti. Chi, anche se e' legittimamente partigiano contro Trump, e' intellettualmente onesto, deve ammettere che il rapporto Mueller e' una sentenza che non lascia spazio a dubbi sul punto fondamentale del Russiagate, il motivo primo e solo per cui era stato nominato il procuratore Speciale. Chi e', invece, non solo legittimamente ostile a Trump ma professionalmente disonesto mette in risalto solo la parte secondaria, che non ha nulla a che fare con il Russiagate di per se', relativa alla possibile ostruzione di giustizia. Su questo aspetto il procuratore speciale Mueller, il ministro della Giustizia William Barr, e il viceministro della Giustizia Rod Rosenstein, hanno “concluso che la prova sviluppata durante l'indagine del Procuratore Speciale non e' sufficiente per stabilire che il Presidente ha commesso un reato di ostruzione della giustizia. Mentre questo rapporto non conclude che il presidente ha commesso un crimine, neppure lo esonera”. Per un normale osservatore di fatti di giustizia cio' significa che Trump e' innocente, perche' l'insufficienza di prove e' una delle possibili vie per cui una persona accusata di un reato viene dichiarata innocente. Ma in questo caso, peraltro, Trump non e' stato mai incriminato di ostruzione di giustizia, e poi assolto per insufficienza di prove; su di lui, infatti, il procuratore speciale Mueller doveva valutare solo se c'erano elementi per incriminarlo - non per condannarlo! -, e Mueller ha detto di non averne trovati. Quindi Mueller, con quanto aveva concluso nella sua indagine, ha scritto il rapporto su collusione e su ostruzione e lo ha dato, come doveva fare per legge, al ministro della Giustizia Barr. Sulla collusione, nessun dubbio per Mueller, e quindi nessun problema per Barr a registrare la sua conclusione: non c'e' stata collusione, punto e basta. Sulla ostruzione di giustizia Mueller ha detto di non aver raggiunto prove sufficienti per una sua propria conclusione e ha coinvolto Barr, e il vice Rosenstein, nella valutazione degli elementi raccolti sull'ipotesi di “ostruzione”. I tre si sono trovati concordi nel non avere elementi per procedere con una incriminazione per ostruzione di giustizia.   In politica, si sa, anche una semplice incriminazione equivale a una condanna agli occhi della opinione pubblica e degli elettori. Il rapporto Mueller NON incrimina Trump e nessuno della campagna, ne' per la collusione ne' per la ostruzione di giustizia. Trionfo per Trump, mi pare, e' il modo onesto per descrivere il rapporto sotto l'aspetto della rilevanza politica. Cosi' favorevole che l'avvocato del presidente, Rudy Giuliani, ha commentato “non me lo aspettavo tanto positivo”. Glauco Maggi

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