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Iran "nell'asse del male"? Donald Trump più duro di George Bush: un passo più in là contro gli ayatollah

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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George Bush aveva messo l'Iran “nell'asse del Male”, con Iraq e Corea del Nord, nel suo Discorso sullo Stato dell'Unione del 2002. Oggi Trump ha fatto un passo oltre, designando la Guardia Rivoluzionaria dell'Iran “una organizzazione terroristica straniera”. Tra i due presidenti Repubblicani, il Democratico Barack Obama non solo aveva di fatto assolto il governo islamista di Teheran per le attivita' terroristiche in appoggio ad Hamas in Palestina e per il sostegno di Hetzbollah in Siria e Libano, ma lo aveva coperto di soldi sospendendo le sanzioni internazionali e assicurando il futuro belligerante dell'Iran con la firma del famigerato patto nucleare. Quell'intesa aveva l'egida del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (con Russia e Cina, quindi, oltre alla UE e alla Germania), ma non fu mai posto davanti alla approvazione del Congresso USA, che e' obbligatoria per la ratifica dei trattati internazionali. Obama sapeva che mai avrebbe avuto i voti in Senato. L'Iran non ha mai ritirato la storica minaccia dei suoi leader religiosi e politici di distruggere Israele. Da quando Trump ha stracciato il patto nucleare come aveva promesso che avrebbe fatto, sia davanti agli elettori USA prima del voto, sia all'alleato Israele, Teheran e' caduta in condizioni economiche, valutarie e sociali al limite della disperazione, anche per le sanzioni ripristinate dall'America. La decisione annunciata oggi 8 aprile da Mike Pompeo, segretario di Stato, marca dunque un'accelerazione nella pressione su Teheran, e segna, se ce ne fosse stato bisogno, l'approccio ben piu' risoluto dell'amministrazione attuale. Mentre Obama, in Siria, aveva tracciato “linee rosse” che non aveva poi mai rispettato, minacciando persino bombardamenti punitivi senza darvi seguito, Trump prende misure concrete. Il suo stile di “diplomazia” contempla fatti tangibilissimi, e i segnali arrivano chiari, agli amici e ai nemici. Di sicuro, anche in Corea del Nord staranno tenendo conto della mossa contro l'Iran mentre si preparano al prossimo round di incontri con il presidente americano. “Questa azione manda un chiaro messaggio a Teheran che il sostegno al terrorismo ha serie conseguenze”, si legge in una dichiarazione di Trump dopo l'annuncio. “Vogliamo continuare ad aumentare la pressione finanziaria e alzare i costi per il regime iraniano per il suo supporto delle attivita' terroristiche fino a quando non abbandonera' il suo comportamento maligno e fuorilegge”. L'annuncio arriva meno di un mese prima del primo anniversario della decisione di Trump di ritirare gli USA dal patto di Obama con il regime iraniano. L'importanza della designazione formale della Revolutionary Guard Corps (IRGC) quale organizzazione terroristica sta nelle sanzioni finanziarie che l'accompagnano, come il congelamento dei beni che la IRGC potrebbe possedere negli USA e con il divieto agli americani di fare affari con la Guardia Rivoluzionaria, che controlla una fetta cospicua dell'intera economia iraniana e risponde direttamente all' Ayatollah Ali Khamenei. “Chi fa business con l'IRGC sta finanziando il terrorismo”, ha detto Trump. Il suo obiettivo e' ridurre le risorse finanziarie e di restringere la presenza militare dell'IRCG nel Medio Oriente, aiutando gli USA a stroncare le attivita' economiche controllate dalla organizzazione in Europa e altrove. Dozzine di persone e di entita' che erano associate con la Guardia Rivoluzionaria, compresa la sua Forza Armata Quds, erano da tempo gia' nella lista nera, ma questa e' la prima volta che l'armata ufficiale di una nazione viene iscritta nell'elenco dei terroristi globali. L'IRGC ha un esercito forte di 100mila soldati per la difesa nazionale e gestisce il programma missilistico di Teheran, secondo uno studio del Servizio di Ricerca Bipartisan del Congresso USA. di Glauco Maggi

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