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Le tre previsioni che lo confermano: vince Donald Trump anche nel 2020

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il New York Times ha scritto che ben tre differenti modelli di previsione macroeconomica danno a Donald Trump il bis nel 2020. I sondaggi lo vedono perdente in un teorico testa a testa contro Joe Biden, ma se si votasse oggi tre autorevoli e indipendenti professori di scienze politiche dicono che il presidente otterra' il suo secondo mandato. Lo riporta, nientemeno che sul quotidiano piu' liberal di tutti, Steven Rattner, ex consigliere del ministro del Tesoro durante la presidenza Obama. La combinazione di una forte economia e della posizione di presidente in carica danno una “formidabile” spinta alle possibilita' di rielezione di Trump, si legge sull'editoriale odierno. Per Ray Fair, professore a Yale, la proiezione del voto tra 17 mesi piazza Donald al 56%, grazie al boom economico in corso, che e' reale anche se i DEM non lo ammettono. In buona sostanza, l'unica incertezza sull'esito del voto e' legata alla capacita' di Trump di ridurre l'attuale distanza (41 a 48) che lo separa da Biden nei sondaggi, che giudicano il profilo personale del presidente piu' che la performance economica del Paese. Sotto questo aspetto, Donald non puo' sentirsi al sicuro, almeno a guardare quanto era successo nel 2016: anche allora il modello di Fair, basandosi soprattutto sulla “regola storica” che vede perdente il partito che ha avuto per 8 anni il controllo della Casa Bianca (in quel caso i Democratici con Obama), e sulla situazione allora insoddisfacente dell'economia, aveva previsto la vittoria del candidato del GOP. Il “ricambio” del partito in carica per due mandati di fila, del resto, e' una evenienza abituale, smentita da Bush padre che riusci' a succedere a Ronald Reagan. All'opposto, e' rara la mancata riconferma di un presidente dopo il primo quadriennio: Jimmy Carter non ce la fece, come Bush padre che a quel punto rappresentava pero' gia' il terzo mandato consecutivo per i Repubblicani. Ma torniamo al 2016: mentre tre anni fa la proiezione stimata pro Trump era per la conquista del 54,1% dei voti sul piano nazionale, dalle urne Trump usci' in effetti vittorioso, ma con il 48,8% dei suffragi. La differenza del 5,3% tra aspettativa del modello e risultato reale puo' essere attribuita, in larghissima misura, al difetto di stima personale. L'attendibilita' delle previsioni di Fair e' confermata dal suo modello applicato alle due successive elezioni di Barack Obama: nel 2008 la stima era stata del 53,1%, e la vittoria reale fu del 53,7%; nel 2012 la stima era stata di una percentuale di voto del 51,8%, e il risultato alle urne fu del 52%. Non c'e' solo Fair a vedere rosa per Donald. “Mark Zandi, capo economista a Moody's Analytics, ha studiato 12 modelli, e Trump e' in testa su tutti”, scrive Rattner. “E Donald Luskin di Trend Macrolytics ha raggiunto la stessa conclusione nel suo esame dei Collegi Elettorali”. I sondaggi di opinione, che vedono Trump oscillare tra il 40% e il 45% di americani simpatizzanti e una maggioranza di oltre il 50% di contrari, avranno il massimo di visibilita' nei mesi a venire. I “modelli macroeconimici” e “storici” dei professori sono bruscolini nella spazio mediatico dominato dalla sinistra, e non turbano i sonni dei Never Trump concentrati sull'impeachment. Eppure dovrebbero. di Glauco Maggi

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