Futuro

"People for Growth", l'associazione delle start-up italiane presentata a New York

Glauco Maggi

“People for growth” (“Gente per la Crescita”) e’ l’associazione delle startup italiane presentata il 30 settembre a New York da Massimiliano Brustia, ceo e fondatore di Doralia (settore gioielleria) nella sede della Italian Trade Commission, a due isolati dal Consolato d’Italia sulla Park Avenue. L’organizzazione e’ alle prime battute, ma l’obiettivo e’ ambizioso e punta a creare un circuito operativo organico che colleghi le diverse realtà di un eco-sistema in formazione: le startup, appunto, e con loro: studi legali, aziende di marketing e promozione, compagnie assicurative, banche, e soprattuto i venture capitalist e gli angel investor che procurano il capitale nelle diverse fasi di sviluppo di un’idea imprenditoriale. E’ un passo che fa sperare bene, perché significativamente e’ avvenuto alla fine della prima iniziativa di sostegno alle imprese innovative, il Global Startup Program 2019: segno che i tre mesi impegnati dagli startupper a immergersi nelle realtà internazionali hanno fatto crescere tra gli italiani coinvolti l’esigenza di maturare, di passare ad un livello più alto. Doralia e’ una delle Magnifiche Sette aziende che sono state selezionate per partecipare all’esperimento sulla piazza di New York. Il piano mondiale era riservato ad un massimo di 120 startup di settori innovativi e ad alto contenuto tecnologico, distribuiti in diverse realtà geografiche: dall’America alla Cina, dalla Gran Bretagna al Giappone, dalla Corea del Sud alla Slovenia. Il progetto prevedeva due fasi: un corso preparatorio in maggio in Italia a cura dell’Ufficio dei Servizi Formativi dell’ICE, con forte caratterizzazione pratica per formare il management delle startup; e poi tre mesi di stage pratico all’estero, tra luglio e settembre, nelle sedi citate. A determinare il successo di una immersione in un diverso eco-sistema al fine di acquisire esperienza da usare nell’attività imprenditoriale successiva e’ la qualità degli incubatori. Il loro compito non e’ quello di impartire nozioni o lezioni di business in termini accademici, ma di accompagnare, stimolare, arricchire di ogni consiglio pratico gli startupper. Di incubatori ce ne sono ormai anche tanti in Italia, ma l’idea vincente per la formazione e la crescita nella attuale economia globalizzata di un ceo, e del suo team, e’ l’essere esposti ad un mercato senza confini. Le 33 startup che si sono sparpagliate negli Stati Uniti (oltre a New York, le altre piazze sono state Chicago, Austin, Los Angeles e San Francisco) hanno sicuramente fatto un master all’altezza delle aspettative. A New York, le 7 start up sono state ospitate presso l’acceleratore ERA (Entrepreneurs Roundtable Accelerator), che offre assistenza qualificata perché dispone di oltre 500 mentori, tra imprenditori, esperti di settore, tecnici, professionisti e investitori. A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate dai sette imprenditori alla fine del corso, ma anche dalla qualità delle presentazioni delle rispettive aziende, fatte al pubblico invitato nelle sedi istituzionali, l’esperienza e’ stata positiva. Hanno fatto i complimenti per i progressi compiuti anche i dirigenti di ERA che hanno gestito lo stage, Iynna Halilou, Global Program Manager e Murat Aktihanoglu, cofondatore oltre che imprenditore, informatico e investitore. Il 17 settembre era stato il Console Generale Francesco Genuardi a ospitare le startup per discutere il programma, che era stato promosso dal Ministero dello Sviluppo Italiano e dall’agenzia Italtrade. Il sottosegretario Michele Geraci (in quota Lega nell’allora governo giallo-verde) lo aveva presentato, sempre a New York, alla fine dell’anno passato battezzandolo l’“Erasmus delle Startup”. Il 30 di settembre 2019 c’e’ stata la cerimonia formale di chiusura del piano, curata da Maurizio Forte direttore dell’Italtrade (oggi passato sotto il Ministero degli Esteri nel governo giallo-rosso), in cui le società partecipanti hanno fatto le ‘prove ufficiali’ delle presentazioni che dovranno convincere gli investitori, americani ma non solo, a dare il supporto finanziario per crescere. Di Doralia abbiamo già detto, le altre società e i loro fondatori-ceo che sognano un futuro da Netflix sono: Avatr (strumento di Intelligenza Artificiale Personale, Edoardo Gazzella ), Caracol Factory (Stampa 3D e Robot, Francesco De Stefano), Criptalia (piattaforma di investimento basata su sistema blockchain, Diego Dal Cero), Cydera (servizi sanitari di telemedicina, Gianluca De Cecio), Plus Biomedical (biomedicina, Simone Mora) e Gardenstuff (portale per la vendita online di prodotti per il giardinaggio, Francesco Tirinnanzi ). Per tutti vale il classico “se son rose fioriranno”, nella speranza che il cambio dei colori nel governo da giallo-verde a giallo-rosso non elimini il programma. di Glauco Maggi