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Montanelli secondo Travaglio, ma solo quello che fa comodo

Marco in teatro co un nuovo show anti-cav

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Maneggiare con cura». Con certi personaggi come Indro Montanelli, diventati icone per volere della storia oltreché per ciò che hanno fatto e detto, bisognerebbe avere il buonsenso di usare quell'accorgimento tecnico stampigliato a caratteri cubitali sugli imballaggi, «fragile» compreso,  invece di lanciarsi in operazioni commerciali, come e hanno deciso di fare Marco Travaglio e Isabella Ferrari. I due, come racconta con tono incensatorio il settimanale L'Espresso in edicola oggi, dal prossimo 29 aprile saranno in giro per l'Italia con un spettacolo interamente anti-berlusconiano, compreso l'intervallo. Il piatto forte del “tandem show” sarà la lettura degli scritti di Indro Montanelli da parte dell'attrice, icona del dolore cinematografico dopo i fasti di Sapore di mare uno e due. «Con  frammenti atemporali che bruciano di attualità», come recita L'Espresso, la premiata ditta Travaglio&Ferrari  proverà a smontare l'universo berlusconiano con gli scritti di Montanelli.  Il quale, è stato sì anti berlusconiano, ma solo dopo il cambio della guardia alla guida del Giornale dove arrivò Vittorio Feltri, ma sempre con stile e sufficiente misura. Travaglio, ovviamente, farà leggere alla Ferrari gli scritti post 1994, non quelli ante, quando Indro non era affatto tenero con i giudici. Sì, d'accordo, Travaglio si fa vanto di essere stato assunto dal grande direttore toscano prima al Giornale e poi alla Voce, ma questo non giustifica un maneggiamento della materia montanelliana così disinvolto. Due esempi. Nel 1994 Montanelli e Mario Cervi vengono condannati  dal tribunale di Monza per diffamazione a mezzo stampa. A querelarli era stato il magistrato veneziano Felice Casson. A portarli in tribunale era stato un pezzo intitolato «Se il giudice fa lo storico, chi pensa al crimine?». Nel testo, i due giornalisti ironizzavano sulle svariate attività di alcuni magistrati. Sempre nel 1994 Montanelli e Giulio Anselmi, allora direttore del Messaggero, provocano le dimissioni del giudice Arnaldo Valente, conosciuto col soprannome di Papillon. Valente, all'epoca dei fatti, aveva avuto a che fare con “l'affaire” Mondadori. Leggeranno anche questi scritti il duo Travaglio&Ferrari?  Oppure maneggeranno con cura solo ciò che gli fa comodo?

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