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Sgarbi batte Lei, e adesso tocca a lui

vittorio contro roberto

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Bisogna essere riconoscenti ai poeti. Leggi quei versi di Eugenio Montale (tratti da “Ossi di seppia” ndr) e senti di dovergli qualcosa». Già, la riconoscenza. Più che “il Padre” - con la p maiuscola, certo, tanto che qualcuno  sospetta che sia un modo per parlare comunque di Dio - l'argomento della puntata d'esordio del Vittorio Sgarbi show, dal titolo provvisorio e posticcio “Ci tocca anche Vittorio Sgarbi, Or vi sbigottirà”, potrebbe essere davvero la riconoscenza. «Parlerò dei miei padri televisivi», dice il critico d'arte, «e di quelli letterari. Federico Zeri e Francesco Cossiga i primi, Leo Longanesi, Guido Ceronetti, Pier Paolo Pasolini e Petrini i secondi». Niente Dio allora? «Padri, solo Padri» dice Sgarbi nel bel mezzo delle prove della vigilia, riuscendo a fare almeno tre cose contemporaneamente. Perché Sgarbi è così, prendere o lasciare. E siccome la Rai, dopo lo stop dettato dal direttore generale Lorenza Lei ed eseguito dal timoniere della rete ammiraglia della tv pubblica, Mauro Mazza, non poteva lasciare (sarebbe costato tre milioni di euro) ha deciso di prendere con tutti i rischi del caso. Il programma, infatti, andrà rigorosamente in diretta su Raiuno, a partire dalle 21 e 10 di questa sera, dagli studi De Paolis di Roma. Accanto al conduttore, critico d'arte, e sindaco - che cercherà di battere, almeno in durata, i monologhi di Roberto Saviano - ci sarà la sua squadra che si occuperà di allargare l'orizzonte del programma. «A Carlo Vulpio, partendo dal paesaggio e dal territorio, a partire dall'eolico», spiega Sgarbi, «ho affidato il compito di rispondere alla macchina del fango che ha deciso di  mettersi in moto proprio alla vigilia del programma. Carlo parlerà di mafia per rispondere alla mafia». Chissà se lo spazio si chiamerà «Forza Italia, anzi, Forza mafia...», come ironizza il conduttore. Di certo non sarà una risposta di maniera o d'ordinanza, quella del “conduttore-condottiero”. «Oggi si ritenta di nuovo, si fanno riemergere i fantasmi del passato per affermare l'opposto del vero», dice Sgarbi, che parla nelle vesti di sindaco di Salemi, «perché Pino Giammarinaro non ha mai avuto alcun ruolo attivo, né politico né amministrativo, sul Comune, altro che quello consentito dalla maggioranza di consiglieri che, in suo nome e con la sua organizzazione politica, furono eletti in consiglio comunale». La «macchina del fango» evocata da Sgarbi ha trovato la benzina per mettersi in moto nell'inchiesta che ha portato al sequestro di beni per 35 milioni di euro riconducibili all'ex deputato Giuseppe Giammarinaro che, secondo gli investigatori, avrebbe fatto pressioni sulla Giunta di Salemi. «La democrazia è anche questo», aggiunge Sgarbi. Anche questo è Sgarbi e, anche in questo caso, è da prendere o lasciare. Oltre a Vulpio, ad occuparsi di attualità e degli ospiti in studio, ci sarà Diego Volpe Pasini.  L'orchestra sarà diretta dal Maestro Stefano Palatresi mentre la presenza in studio dell'ex numero uno della Rai, Mauro Masi, è ancora in forse.

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