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Ora Santoro diventa un'icona per la Rai

prima lo caccia, poi lo esalta

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Qualcosa non torna. La dirigenza che governa la Rai, sia quella attuale che la precedente, ha fatto di tutto per cacciarlo, riuscendovi soltanto quando è stato lui a chiedere di andarsene, scegliendo il modo e le condizioni per farlo, anche se l'attuale Dg Lorenza Lei racconta l'esatto contrario. E ora che sta ritrovando il suo spazio nell'etere, grazie alla piattaforma multimediale e al supporto di Sky, iniziando a creare qualche problema sia alla Rai che a La7, in termini di ascolto e di share, la tv pubblica ha deciso di celebrarlo come se fosse il paladino, anzi il paradigma di un certo modo di fare televisione. Poteva tenerselo allora? Forse sì, visto l'effetto che fa. Perché per Rai 5 Michele Santoro è “l'inventore del giornalismo costruito su un esplicito punto di vista”, uno che si è creato “un pubblico popolare che lo segue in tutte le sue sperimentazioni”. E allora un'icona di siffatta portata, stando alla motivazione  addotta dalla rete della Rai, merita una puntata del programma “Icone, corpi che parlano” in  onda su Rai5, mercoledì primo febbraio alla 22,15. Si parte dalla diretta sulla mafia del 1991,  realizzata in staffetta con Maurizio  Costanzo, per poi passare  all'esperimento di “Rai per una notte”, realizzato al Palasport di Bologna per protestare contro la serrata dei talk show targati Rai in occasione della campagna elettorale, per approdare al nuovo format di “Servizio Pubblico”, che lo vede in diretta su una rete di tv locali e Sky, compreso il canale Cielo, visibile sul digitale terrestre. Manca all'appello l'altra esperienza bolognese, quella con i sindacati, dalla quale è nata l'idea dell'attuale prodotto televisivo. Pazienza. Santoro, stando alla scheda di presentazione del programma realizzato da Rai 5, è un grande innovatore dell'informazione televisiva. Marco Ferrante, conduttore e co-autore di “Icone”,  analizza la figura del giornalista con i contributi del vice direttore di Libero Franco Bechis,  dello scrittore, critico letterario e uomo di televisione Angelo Guglielmi, del giornalista e critico televisivo Massimo Bernardini e di alcuni sociologi della comunicazione. Tutto molto bello, quasi simpatico, resta solo un dubbio. Se Michele è un'icona perché mai Viale Mazzini ha speso tante energie, e soldi, per cacciarlo dalla Rai, consegnandolo alla concorrenza? Ecco, se c'è un mistero, relativo alla Rai, che rischia di restare irrisolto è proprio questo. Giubilare le star per esaltarle una volta cacciate. E non c'è certo del metodo in tutto questo ma solo e soltanto follia…

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