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Calciopoli 2, i veri colpevoli

Calcio, illeciti e inchieste

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'Non è possibile risarcire e ricostruire la cattedrale juventina smantellata nel 2006, tuttavia, è lecito aspettarsi una riparazione, anche se parziale, e veder giustamente sanzionare chi ha compiuto atti illeciti'. La giudice Casoria ha dunque chiuso l'istruttoria dibattimentale del processo Calciopoli2, o Farsopoli come dicono in molti, e in tanti devo dire che non sappiamo dare una vera e propria denominazione a questo processo, e non sappiamo nemmeno se alla fine ci sarà una conclusione plausibile. Dal 2009, ovvero dall'inizio del dibattimento, tante cose sono cambiate, molti elementi sono emersi e tantissimi altri si sono sgonfiati in modo sorprendente. Da pochi giorni è arrivata anche la prima sentenza del caso Gea, che esclude l'associazione per delinquere di Moggi sull'eventuale controllo di procure e calciatori, e là si è aperta un'altra falla nella corazzata di carta che era o che è l'accusa. Dopo decine di udienze e ribaltoni inaspettati, chi ha seguito quasi tutte le udienze e ha avuto la pazienza di soffermarsi e rileggere gli interrogatori, si è fatto un'idea del tutto opposta al quadro iniziale del “dagli all'untore” dell'estate 2006 che puntava il dito verso i dirigenti juventini. Quasi tutti i testimoni che sono sfilati a Napoli, quasi involontariamente hanno smontato l'impianto d'accusa e per lo più hanno parlato di “sensazioni”, di “percezioni” e quindi d'aria fritta. Non è stato possibile dimostrare che i sorteggi erano truccati, Paparesta non è mai stato rinchiuso/sequestrato né in Aspromonte, né in uno sgabuzzino delle scope! E i rapporti telefonici e conviviali tra dirigenti delle società di calcio e il mondo arbitrale era molto assiduo e “cordialissimo”. Ed è lecito domandarsi come mai tanti dirigenti in questi anni abbiano omesso di frequentare e frequentarsi ben più di Luciano Moggi con i designatori, forse per modestia e discrezione!? Al processo abbiamo scoperto anche che non è possibile attribuire delle schede telefoniche, che le sim svizzere si potevano anche intercettare, che qualche scheda A, B, non corrispondeva al soggetto A1, B1. Sempre riguardo l'impianto accusatorio meno sicuro del Titanic davanti all'iceberg, da circa dodici mesi abbiamo ascoltato dirigenti di tutte le più disparate squadre discutere di griglie con i designatori e cenarci insieme in ristoranti chiusi al pubblico e ancora una volta ci domandiamo come mai gli “attori degli eventi” si siano guardati bene dal dichiarare il tutto, forse invece speravano di non essere scoperti e tirati in causa? Chi ai tempi non parlò, e chi sapeva come realmente stavano le cose, ha consentito, chissà forse con un sottile compiacimento, che la Figc di Guido Rossi assegnasse lo scudetto all'Inter che, in quel momento era considerata estranea da Calciopoli, salvo poi precipitarci con circa180 mila telefonate che pesano. A questo è servito il dibattimento del processo Calciopoli, a schiarirci le idee, anche se qualcuno fischietta guardando per aria e facendo finta di niente. Quanto meno abbiamo capito meglio, che Luciano Moggi non era il “principe del male” e che tanti che oggi comandano e giocano il calcio italiano, avendolo ridotto a quello che è, non sono stati (ancora) sanzionati, pur essendo stati beccati con il “sorcio in bocca”, come dicono i raffinati.  Non è possibile risarcire e ricostruire la cattedrale juventina smantellata nel 2006, tuttavia, è lecito aspettarsi una riparazione, anche se parziale, e veder giustamente sanzionare chi ha compiuto atti illeciti. di Simona Aiuti

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