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Il calcio dal buco della serratura

La sentenza su Calciopoli

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Hanno deciso così e le sentenze si rispettano. I tre anni di lavoro giornalistico, di battaglia anche polemica, su quanto emergeva in udienza era il necessario, giusto, obbligatorio completamento di un'opera di informazione sull'evento che ha cambiato per sempre il calcio italiano. Guardavamo dal buco della serratura il calcio, nel 2006 e - come conferma anche Auricchio alla Gazzetta - era una visione parziale (secondo lui necessariamente parziale) dei cosiddetti mali del calcio. Incomprensibile chi si lamenti del fatto che si sia spalancata la porta, dal 2009 all'8 novembre scorso, e non si guardi più dal buco della serratura del 2006. La sentenza, al netto delle motivazioni, è per me sbagliata e l'indagine monca perché l'associazione per delinquere avrebbe dovuto prevedere un vincolo esclusivo tra i partecipi e gli operatori dei reati fini, le frodi, avevano soventi, importanti, pervasivi contatti con i competitori di Moggi. Per questo abbiamo dato conto di quelle che Narducci chiama mistificazioni e che per me, come giornalista, erano “solo” la porta aperta rispetto all'angusta visione del buco della serratura. D'altronde nel 2006 e oggi io ambivo ad una vera palingenesi del settore del quale mi occupo, lo sport. Avevo letto interviste in cui anche Narducci auspicava lo stesso, fermarsi di fronte alla necessità di colpire la Cupola di Moggi è stato un errore, un'ingiustizia che ha fatto naufragare chi chiedeva un Calcio Diverso. Ci hanno consegnato, invece, un Potere Diverso del Calcio. Ultima notazione ho sentito le voci della Procura di Napoli parlare di una fuga di notizie del maggio 2006 che ha impedito l'allargamento dell'indagine: beh, Rosario Coppola di Inter e di designatori che telefonavano con tutte le grandi e non solo ad Auricchio ha parlato il 20 maggio 2006, non se lo sono filato. E il caso Telecom e i suoi dossier erano già noti a tutti da marzo 2006. Volendo. di Alvaro Moretti

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