La Regina della Vittoria e i partigiani della sconfitta

Andrea Morigi

Parte dalla Sicilia la riconquista islamica dell’Italia. Da Palermo in particolare, più che da Lampedusa o da Mazara del Vallo. Il capoluogo della Regione ha ospitato solo poche settimane fa il predicatore bengalese Habibur Rahman Juktibadi, che ha arringato la folla dei suoi fedeli dai locali di una chiesa sconsacrata, temporaneamente trasformata in moschea guarda caso proprio il 7 ottobre, 440° anniversario della vittoria cristiana contro la flotta turca nella battaglia di Lepanto. Intanto il processo di scristianizzazione accelera il passo. Se in classe c’è una bimba musulmana, si rimuove il quadro della Madonna. Capita alla scuola Andrea Sole, di Borgo Molara, dove una dirigente scolastica si fa strumento delle rivendicazioni di una minoranza per offendere i sentimenti della maggioranza. Eppure, le fa notare l’assessore comunale alla Cultura, Giampiero Cannella, «chi decide di vivere in Europa sa perfettamente di incontrare una cultura e una identità precisa, così come farebbe una famiglia cristiana che decidesse di trasferirsi in Medio Oriente». Perciò consiglia «anziché chiedere tolleranza per rimozione», di riflettere e praticare «la tolleranza per comprensione». Ai fanatici del multiculturalismo fino all’iconoclastia, occorrerebbe spiegare, come fa la deputata del PdL Souad Sbai, «che la Madonna è venerata nell’Islam e che la presenza di una sua immagine non è mai stata ritenuta segno di discriminazione da nessuno». Si potrebbe utilmente aggiungere un avvertimento: la Vergine del Rosario, invocata da Papa san Pio V, è considerata dai cattolici l’artefice principale della vittoria navale di Lepanto, che nel 1571 contribuì a cambiare le sorti della storia, arrestando l’invasione ottomana dell'Europa, che pareva inevitabile. Chi vuole dimenticare la Madonna, da allora ricordata come Regina della Vittoria, si condanna alla sconfitta.