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Il fondamentalismo è morto? Viva il post-islamismo

I princìpi non negoziabili del Corano

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È nato il post-islamismo. Lo ha partorito ufficialmente, a Parigi, l'islamologo Olivier Roy. Parlando a France Culture ha ipotizzato un parallelismo fra la destra conservatrice americana e i partiti islamici che hanno vinto le elezioni in Egitto e in Tunisia. Questi ultimi si limiterebbero a difendere i princìpi non negoziabili, così come fa la Santa Sede in ambito politico. E, così come a suo avviso ha fatto l'Akp in Turchia, si starebbero in sostanza allineando su una concezione “occidentale” della religione, piuttosto che su un modello simile a quello iraniano o saudita. Al professor Roy si deve anche la nozione di “fallimento dell'islam politico”, che non è del tutto estranea alla sua analisi degli sviluppi più recenti in Medio Oriente. In effetti, a suo avviso, nel mondo arabo, si è affermato il post-islamismo, che somiglierebbe all'abbandono del marxismo da parte dei partiti socialisti europei negli anni 1970 e 1980. Così l'accettazione delle regole democratiche avrebbe convinto i fondamentalisti a mettere da parte la sharia, inquadrando i diritti delle donne non più soltanto con il ricorso alla legge coranica, ma passando per una piattaforma che comprende i “valori della famiglia”. Se bastasse cambiare nome ai fenomeni per modificarli, sarebbero già stati risolti tutti i problemi di convivenza civile. Purtroppo per il professor Roy, non è così. In Italia, tanto per proseguire con le analogie, nonostnte lo strappo di Livrono, le svolte berlingueriane e occhettiane e lo scontro con Bettino Craxi, il comunismo e i suoi eredi hanno continuato a influire pesantemente sulla vita politica nazionale. Anzi, si potrebbe dire che proprio i Fratelli Musulmani egiziani sono fra coloro che hanno appreso meglio la lezione gramsciana, perseguendo l'egemonia culturale, fra le professioni e nei corpi intermedi. Nel frattempo, seguendo la dottrina leninista, non hanno mai abbandonato l'ipotesi della lotta armata e alcune loro branche, come Hamas in Palestina, hanno mantenuto intatte le loro strutture terroristiche. Ecco perché è reale il pericolo che la primavera araba si trasformi in una rossa primavera, tinta del sangue di cristiani ed ebrei.

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