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Attenti a considerare Berlusconi fuori. Ci sono 179 milioni di ragioni che dicono il contrario

Pdl e Forza Italia ancora uniti e garantiti dalle fidejussioni personali del Cavaliere, che ne è il padrone

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Da quando ha dato il via libera al governo di Mario Monti, Silvio Berlusconi è quasi scomparso dalle cronache e dai commenti politici. Quasi fosse andato ormai in esilio politico da cui non potrà più tornare. Il fatto è che anche a casa sua lo trattano un po' così: quasi scomparse le processioni a palazzo Grazioli e a villa San Martino, dichiarazioni pubbliche che al massimo gli hanno già ritagliato il ruolo di padre fondatore, se non proprio nobile, del primo partito di centro destra italiano. Eppure, anche se pochi lo sanno, ci sono quasi 179 milioni di buoni motivi per cui è assai difficile al Pdl fare a meno del suo fondatore. Il Popolo delle Libertà è ancora finanziariamente legato a doppio filo con un partito che non è mai scomparso: Forza Italia. E non a caso tesoriere del vecchio e del nuovo con un doppio incarico è Rocco Crimi, deputato e farmacista romano. Sui conti di Forza Italia, che risultava avere nell'ultimo bilancio ancora 43 milioni di euro di debiti con le banche, e sul consolidato Forza Italia-Pdl, pesano ancora oggi 178.916.790 euro di fidejussioni bancarie personali di Berlusconi, che hanno garantito la vita politica del primo e del secondo partito riducendosi negli ultimi anni solo di una ventina di milioni. Quella cifra è una sorta di assicurazione per la vita del centrodestra italiano, e per questo assai difficilmente si possono separare i destini della formazione politica da quelli di Berlusconi. Che è ben più di un fondatore: è il padrone, l'azionista unico della più grande forza di centro destra italiana

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