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Renzi snobba il Pd e punta all'Ulivo 2.0 (in alleanza con Zingaretti)

big bang

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Basta guardare il sito della kermesse che Matteo Renzi organizzerà nel prossimo week-end a Firenze - il nome è tutto un programma: “Big Bang” - e il dettaglio salta agli occhi. Da nessuna parte compare il logo del Partito democratico. Persino i colori, bianco e rosso, sono diversi da quelli, ispirati al tricolore, che rimbalzano nella grafica democratica (e simili, chissà se è un caso, a quelli della montezemoliana Italia Futura). In uno dei post che gli organizzatori hanno inviato ai più di 2mila iscritti online, l'indicazione è esplicita: si prega di lasciare a casa bandiere di partito. No, il sindaco di Firenze non si prepara a lasciare il Pd. Punta più in alto: studia da premier di una coalizione di centrosinistra. Possibilmente più larga rispetto al mini-Ulivo alla Vasto. Magari, alleata con il listone civico di Montezemolo. Insomma un Ulivo 2.0. «La sfida di Matteo», conferma chi lo conosce, «non è nel Pd, ma fuori». Il centrosinistra, appunto. E non è un caso se a Firenze, disertata da tutti i big del Pd, ci saranno due ulivisti doc: Arturo Parisi e Giulio Santagata. Il Big Bang dell'enfant terrible democratico sarà tagliato su quell'obiettivo: costruire un consenso che peschi nel bacino del centrosinistra e lo traini nelle primarie (se e quando ci saranno). Con un obiettivo: il governo del Paese. Da il «salto di qualità», come lo chiama Renzi, rispetto allo scorso anno: basta con la rottamazione, ora «è il momento di tirare fuori le idee». E una fucina di idee sarà la vecchia stazione Leopolda, dove andrà in scena il Big Bang renziano: 5 minuti, non di più, per fare una proposta su uno dei sei grandi temi proposti (riforma della politica, crescita, sviluppo, welfare, famiglia, innovazione). E alla fine tutto sarà sintetizzato in un manifesto-programma di governo. Che “Matteo” faccia sul serio, si capisce, del resto, dalla macchina organizzativa. Oltre ad alcuni amministratori del Pd (Matteo Richetti, i sindaci Graziano Delrio e Andrea Ballarè) fanno parte della squadra il fondatore di Magnolia Giorgio Gori, il premio “Strega” Edoardo Nesi, lo scrittore Alessandro Baricco, l'inventore di Eatitaly Oscar Farinetti, il numero due di Mtv mondo Antonio Campo Dall'Orto e Fausto Brizzi, il regista di “Notte prima degli esami”. Ma a differenza dello scorso anno, dove era mancata una sintesi, quest'anno le fila saranno tirate eccome. Intanto, si parlerà molto di crisi economica. Centrali saranno gli interventi di Luigi Zingales, economista dell'Università di Chicago e di Tommaso Nannicini, professore di economia alla Bocconi, molto vicino a Pietro Ichino. L'impronta sarà molto netta: riformista, liberal, innovatrice. Sì alla riforma delle pensioni, sì a un nuovo mercato del lavoro, sì al contratto unico. La scenografia sarà quella di una cucina: sul palco un grande tavolo perché «la politica deve abbandonare i palazzi e tornare a parlare di politica tra la gente». Con Renzi ci saranno anche alcuni trentenni di Modem. Anche se il sindaco, per ora, non cerca alleanze interne. Se non sugli obiettivi. Ieri, per esempio, ha incontrato Nicola Zingaretti, che tra i dalemiani è guardato sempre di più come un possibile sostituto di Bersani. Proprio il presidente della provincia di Roma potrebbe essere un buon alleato nell'ottenere quelle primarie a cui Renzi punta. Entrambi hanno un interesse: pensionare Bersani. Poi, che vinca il migliore.    

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