Nella costosa, confusa e contestata concione di Celentano, che in fondo non può stupire davvero (
qui un commento di Massimo Fini focalizzava il problema con sette anni di anticipo), c'è forse un punto che meritava miglior palco. A parte le invocazioni - rettificate senza grande efficacia - di chiusura per "Famiglia cristiana" e "Avvenire", l'attempato predicatore a cottimo con licenza di cantante ha buttato lì (male) uno spunto degnissimo, e cioè quello del ruolo e del significato dei media cattolici, o con pretesa di definirsi tali. Ovvero: il compito di un giornale - dunque dei giornalisti - cattolici qual è? Celentano è parso mimare un dualismo tra realtà e questioni divine, tra politica e cose di lassù, tra mondo e cielo, che i giornali da lui citati dovrebbero rispettare, dedicandosi al secondo corno. E' - schiacciata, ridotta e aristonizzata - una linea di pensiero non proprio nuova, demagogizzabile sulla falsariga di un francescanesimo a puntate che assegna alla chiesa e ai cattolici un compito da grillo parlante ai margini della vita vera, dove si muovono gli altri. Ma fa presa, perché coglie e illumina il rischio opposto di questo dualismo: quello di una sovrapposizione di pretesti o etichette religiose o di "valori" a prosaiche dinamiche di potere. In fondo, del dg Rai che ha portato Celentano a Sanremo si dice non sia esattamente ostile alle gerarchie ecclesiastiche: e se è vero, è un bel contrappasso (
qui ne ha accennato Franco Bechis). Insomma, è una bella questione, malgrado il modo scomposto e parziale in cui è stata data in pasto a 16 milioni di persone. Un modo per affrontarla - forse - è partire da cosa sia il cristianesimo. Perché nel caso sia un ricordo o una dottrina da difendere, può anche aver ragione Celentano. Se invece è una vita cambiata, non ha bisogno - pur non temendoli - di palchi, editoriali, battaglie etiche, recinti ideologici.
Qui una cosa magari utile, specie l'ultimo paragrafo.
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Commenti all'articolo
hirsch
20 Febbraio 2012 - 10:10
'A voi giornalisti chiedo la consapevolezza di essere alla radice della conversione del mondo: provate ad essere i portentosi provocatori della vita comune degli uomini' . L'ha detto don Giussani, un grande (e profetico) educatore. Mi sembra un modo esaltante di uscire dalle corna del dilemma.
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