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Il bipolarismo negativo

Alfano, Bersani e il peso che diventa zavorra

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Il vertice saltato chez Monti dopo la decisione di Angelino Alfano è uno degli spartiacque politici dello "strano" governo del Professore. Lo sberlone polemico con Bersani, la rivendicazione successiva del Pd, paiono quanto di meglio offra oggi il bipolarismo italiano per mantenersi in vita al riparo da intese più o meno larghe. Assieme, però, palesa un limite tremendo. E' normalissimo che ogni partito in qualunque governo usi il proprio peso specifico nella maggioranza per influenzare le decisioni: e sarebbe assurdo stupirsi che ciò avvenga anche nell'era Monti, una volta passata la sbornia iniziale. Quando però questo peso è spendibile solo come zavorra, le cose diventano più problematiche. Dovesse resistere, il bipolarismo in Italia rischia di essere solo in negativo: il Pd che si distingue ideologicamente per fermare l'articolo 18 o perché accusa Alfano di essere succube del Cav, il Pdl che esiste perché rema contro la governance della Rai o alcuni interventi su tv o giustizia. Non è un caso se poi diventa complicato esprimere una leadership contendibile su programmi, idee, cose da fare. Né se è il bipolarismo stesso a essere messo in dubbio dall'inevitabilità - per disperazione - di Monti.

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