Maroni, lady Bossi, il Trota: cronaca di una guerra

Matteo Pandini

Lo scorso Natale, quando il cerchio magico picchiava duro contro Roberto Maroni accusandolo di volersi prendere la Lega, l'ex ministro dell'Interno chiese un incontro alla moglie di Umberto Bossi. Lei, la signora Manuela Marrone, è indicata come fulcro del clan di Gemonio nonché vera leader del Carroccio. Alla fine, il faccia a faccia non si fece. La Manuela snobbò la richiesta di Bobo. I rapporti tra i due sono gelidi da tempo. L'ultima volta che si videro fu nel 2010, a casa Bossi, quando Maroni si presentò per portare il regalo di Natale a Umberto. Poi, il nulla. Solo frasi riportate e tanto veleno, con la signora pronta a ripetere al marito: attento a Roberto, vuole prendere i soldi della Lega e farsi un altro movimento. Gli stessi concetti venivano ripetuti al leader da Rosi Mauro e dagli altri esponenti del cerchio magico. Anche per questo Bobo ha deciso di non forzare la mano diventando capogruppo alla Camera al posto di Marco Reguzzoni, pochi mesi fa. Per dimostrare di essere disinteressato ai quattrini (a Montecitorio il gruppo padano può gestire alcuni milioni di euro) lasciò campo libero al trevigiano Gianpaolo Dozzo, "accontentandosi" della testa del rivale Reguzzoni. Ultimamente s'è parlato di un patto tra la Marrone e l'ex ministro con l'obiettivo di trattare la resa: il timone della Lega a Maroni, in cambio di un futuro assicurato per i figli del Senatur. In primis Renzo. Scenario smentito da Maroni. Agli amici ha confidato con un sorriso: "Ma io sono un semplice deputato...". In più, nonostante il passo indietro di Umberto e del Trota, pare che la famiglia del fondatore non voglia mollare. Tanto che all'inizio ha giustificato a Bossi senior lo scandalo dei rimborsi elettorali come una vendetta di Bobo, forte degli agganci con la magistratura e i servizi segreti che ha coltivato da responsabile del Viminale. Giustificazioni che si sono sgretolate col passare delle ore. L'ascesa di Maroni pare essere irresistibile.