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Mutuo e laurea secondo Dolcenera

Sanremo numero quattro

Alessandra Menzani
Alessandra Menzani

Emiliana di Piacenza, sono nata il 16 luglio di un anno che è meglio non rivelare. Maturità classica, laurea in Scienze della comunicazione a Milano, sono stata assunta a Libero da Vittorio Feltri dopo uno stage. Mi occupo di spettacoli e tv, mi piace scrivere pagelle, viaggiare, i bulldog francesi, Woody Allen, Homeland e il vino rosso. Ho un mio sito, pure. Nella mia seconda vita insegno yoga.

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Siete d'accordo con Dolcenera? Dice che oggi la laurea non serve più. Che ne pensate? Ecco l'intervista pubblicata oggi su Libero «Non mi piacciono mai i titoli che fanno i giornali alle mie intervista, quindi poi non le leggo!», dice Dolcenera, alla nascita Emanuela Trane, dopo l'incontro con Libero. «Io lavoro con le parole», aggiunge, «e mi dà fastidio quando vengono distorte». È una ragazza franca, intensa, ha 34 anni, è cantautrice, suona diversi strumenti e ci tiene a precisarlo per distinguersi da altri artisti: «Io lavoro con le parole, e mi dà fastidio quando vengono distorte». Impossibile distorcere quello che dice alla vigilia del suo quarto Sanremo: partecipa con un con brano dal titolo  Ci vediamo a casa (che sarà inserito nella ripubblicazione di Evoluzione della specie, il 15 febbraio) e parla  della difficoltà di oggi nel comprare un appartamento: mutui, banche... Difficoltà che lei stessa, insieme al fidanzato di lungo corso, ha avuto di recente. Racconti. «Non è un solo episodio, sono tante storie: c'è quella personale, ma anche quella dei miei amici. Ho scritto questo brano a giugno. Ho fatto domanda per il mutuo,  in un momento storico di crisi le banche cercano più sicurezza, tante volte non gliela puoi dare. Io, per esempio, non ho una busta paga, non so quello che farò l'anno prossimo, tra due anni, o fra venti». Tutti si immaginano: va in tv, sarà ricca. «Comprare una casa è una cosa grossa. È logico che guadagno più di un operaio, ma ci sono periodi in cui lavoro e altri in cui sono ferma a scrivere. La mia non è una vita regolare, le banche cercano certezze». E alla fine come hai fatto? «Sono riuscita a spiegare il mio lavoro e ho fatto il mutuo come tanti: 25 o 30 anni, non ricordo». Nel brano parla anche di «questa eredità, di forma culturale, che da tempo non fa respirare». Con chi ce l'ha? «L'eredità  è quella del motto “Andate a studiare, perché quella carta serve”. A un certo punto la laurea non è servita più. I ragazzi cosiddetti mammoni non nascono così, è la società che li spinge a farsi mantenere. Se avessi un figlio in età da università gli direi di lavorare, a dispetto della frase “se non ti laurei a 28 anni sei uno sfigato”. Oggi sono tutti fregati. C'è crisi totale, incertezza e senso di rabbia. Forte». È arrabbiata? «Sì. Per forza, son tutti incazzati». A cosa possiamo aggrapparci? «Non c'è più nemmeno la casa, come dicevo. Non ci si aggrappa a nulla». Cosa pensa dell'attuale governo? «Non mi sono fatta idea precisa. Ci spero. Non ho capito fino in fondo se è totalmente libero o governato da lobby». Perchè a novembre disse: «Sanremo? No!». «Forse ho detto “no” perché non ero sicura che il Festival fosse interessato a una tematica come questa. Invece...  Vai a Sanremo se hai qualcosa da raccontare, se lo fai solo per la promozione sei morto». C'è qualche cantante in gara con lei che ammira in modo particolare? «Sono amica di Samuele Bersani e anche di Francesco Renga». Secondo lei è vero che Renga è il favorito insieme ad Emma? «Non ho sentito le canzoni, ma mi sembra un pronostico credibile». E poi? «Loredana Bertè mi è sempre piaciuta.   Non conosco la Civello. Di Emma conosco solo la canzone coi Modà, di Nina Zilli il primo singolo...». Diciamo che ascolta poca musica italiana... «Sono più esterofila come gusti. Mi piacciono i giovani rapper, sono i nuovi cantautori perché dicono la verità. Beh, poi Vasco!». La sera del giovedì canterà proprio  Vita spericolata. «Un'idea di Gianni Morandi,  c'è questa versione della canzone, My Life il mine. Il mio ospite è il rapper inglese Professor Green, con lui non sarebbe stato adatto un brano degli anni '60. E non fa parte neppure del mio linguaggio». Vasco è contento di questo omaggio? «Sì, è stato avvisato. Io gli volevo chiedere il permesso. Ho aperto alcuni suoi concerti, mi stima. Mi disse:  “I cantanti veri si vedono dal vivo, cosa te ne frega dei dischi, non li vende più nessuno. E tu dal vivo ci sei”». Emma, Pierdavide Carone, Noemi: tanti ragazzi del Festival arrivano dai talent show. Che opinione ha di questo genere? «I talent hanno amplificato il desiderio del facile successo. Sono prima di tutto i genitori  che  vorrebbero vedere il figlio in tv.  Credo che non si impari in tv; il vero studio, l'analisi, dovrebbe essere fatta prima». Il televoto premia questi ragazzi. Secondo lei, il televoto fa bene o male alla musica? «Il televoto non c'entra nulla con la musica. Il valore dell'artista si misura alla lunga. Questo me lo diceva Enrico Ruggeri». Il venerdì è la serata dei duetti, lei chi invita? «Non so. Vorrei che qualcuno suonasse unplugged con me, quindi il campo si restringe. Il mio sogno sarebbe Paolo Nutini». Come vestirà a Sanremo? «Sarò molto semplice». Ha posato per Playboy, lo rifarebbe?  «Sono cose che si fanno una volta».Alessandra Menzani Twitter@AMenzani

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