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Turchia, il vice primo ministro: "Le donne non dovrebbero ridere: è immorale". Sui social network la protesta dei sorrisi

Luca Di Martino
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Durante un discorso tenutosi il 28 luglio per celebrare l'Eid-al-Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan, Bülent Arinç, vice primo ministro turco e portavoce del governo islamico conservatore di Recep Tayyip Erdogan si era espresso così: "La donna saprà riconosce cosa è peccato e ciò che non lo è. Lei non dovrà ridere in pubblico: è immorale. Non sarà invitante nelle sue attitudini e proteggerà la sua castità". Il commento ha suscitato da subito polemiche provocazioni da parte di centinaia di donne turche. E' bastata questa frase a scatenare reazioni tra le donne e ragazze turche che hanno iniziato a bombardare i social network con centinaia di foto, mostrando sorrisi smaglianti. Una forma di protesta strabordata fuori i confini turchi, che ha raggiunto numerosi Paesi tra cui anche l'Italia. Una protesta, condivisa da oltre 300.000 persone grazie all'hastag #kahkaha (ridere) e #direnkahkaha (resistere ridere).   Siamo tutte turche. #direnkahkaha pic.twitter.com/ckDTNkeOsC— Antonella Granero (@an_granero) 29 Luglio 2014   La serrata intransigenza dei conservatori dell'Akp, il partito per la giustizia e lo sviluppo in carica dal 2003, a breve affronterà le prossime elezioni presidenziali, il 10 agosto. Ekmeleddin Ihsanoğlu, storico e intellettuale, in corsa contro il partito di Erdogan, ha commentato così il discorso di Arinç:  "La Turchia ha bisogno di donne che ridano. Il nostro Paese ha bisogno di sentire il suono delle risate più di ogni altra cosa".   “Happiness is a big joke; let us laugh at it loud.” ― Santosh Kalwar #direnkahkaha pic.twitter.com/maNowS7oha— vassilis bossiolis (@vabossi1) 30 Luglio 2014  

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