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Malta, la lista dei vip italiani con una società off-shore nel paradiso fiscale

Andrea Tempestini
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L'ultima frontiera del paradiso fiscale? Presto detto: Malta, nuova terra promessa degli italiani (nel 2016 il 30% in più rispetto all'anno precedente ha preso la residenza sull'isola). E a fare i nomi di alcuni degli italiani famosi che hanno aperto società off-shore a Malta ci pensa L'Espresso, che ha consultato un database segreto dal quale emergono nomi di manager, politici, industriali e finanzieri. Tutti a Malta, Paese dell'Unione europea dove circola l'euro e dove i controlli per i cittadini comunitari sono ridotti all'osso. Dai "Malta files", emerge che tra i politici con una offshore maltese c'è Laura Bianconi, ex Ncd, ora presidente del gruppo di Alternativa popolare al senato. La Bianconi è azionista dal 2014 della società Quantum Resources, insieme a un altro politico, il siciliano Benedetto Adragna, anche lui senatore, ma sui banchi del Pd fino alle elezioni 2013, quando si candidò, senza successo, con Mario Monti. C'è anche un terzo socio, che è Giuseppe Bruno, nel 2012 condannato dalla Corte dei Conti a risarcire un danno erariale di quasi due milioni per aver percepito "indebitamente contributi pubblici". La Bianconi ha spiegato che la società serve "a costituire una fondazione, attraverso la società, che potesse operare nell'ambito sociale e prevalentemente nel campo dell'assistenza sanitaria per la cura degli indigenti nei Paesi poveri". Ma dai Malta files emergono anche altri nomi di peso. Per esempio Davide Serra, il finanziere vicinissimo a Matteo Renzi, azionista di maggioranza della Plum Yachting ltd, registrata nel 2011. La società possiede uno yacht a vela di lusso, il Kamana. E perché convenga comprare una barca a Malta è presto detto: in Italia l'Iva è del 22%, mentre intestandolo a una società maltese l'aliquota può scendere fino al 5,4 per cento. Dunque ecco anche Enrico Cantone, fino a qualche giorno fa consigliere regionale del M5s in Toscana: risulta azionista di due società maltesi, la Cr Holding e la Crsins Eu. La scoperta de L'Espresso lo ha spinto a dimettersi. Infine Flavio Briatore, il quale non ha mai fatto mistero di aver fatto ricorso a paradisi fiscali: la sua Bl Development Ltd, creata nel 2014 insieme all'imprenditore Francesco Costa, è stata chiusa solo due anni dopo.

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