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Kseniya, l'ex soubrette che potrebbe sfidare Putin per il Cremlino

Zaccardi Michele
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“Aggiungere un po' di sale”. Ovvero candidare una donna. È questa l'indicazione che arriva dal Cremlino per le presidenziali in programma a marzo 2018. Lo riporta il quotidiano liberale Vedemosti. L'esito scontato delle elezioni, la vittoria di Putin è indubbia, ha spinto il governo a proporre una candidatura rosa per dare una parvenza di democraticità e apertura alle consultazioni. La candidata ideale sarebbe Kseniya Sobchak, figlia dell'ex sindaco di San Pietroburgo, Anatoly Sobchak, che negli anni '90 aveva accolto tra i suoi protetti l'attuale presidente, Vladimir Putin. Kseniya non ha gradito però: “Sono  un politico  indipendente,  e  se  mi candiderò  lo  farò senza  accordarmi con nessuno”. Nata come soubrette e presentatrice televisiva, la Sobchak è ora una delle voci più critiche nei confronti di Putin. Icona delle proteste di Piazza Bolotnaya del 2011 e del 2012, è diventata una delle giornaliste di punta della tv indipendente Dozhd. Per questo, secondo alcuni, le voci su una sua candidatura pilotata sarebbero solo un tentativo di screditarla. La ex soubrette però non è la sola a essere tra le papabili candidate marionetta. Il Cremlino avrebbe almeno altre cinque o sei donne da tirare fuori dal mazzo e giocarsi. Secondo Vedemosti, ci sarebbero Irina  Volinets,  Natalia  Velikaya e Irina Peteliaeva, tutte e tre esponenti di Russia Giusta, partito che fa un'opposizione poco più che formale, e che appoggia il governo in tutte le questioni chiave. Secondo il politologo Konstantin Kalaciov, la candidatura di una donna porterebbe freschezza in campagna elettorale, e per questo sarebbe necessario un candidato in grado di improvvisare. La scelta, allora, non potrebbe che cadere su Natalia Poklonskaya, deputato ed ex procuratore della Crimea, salita sul carro dei vincitori dopo l'annessione della regione da parte della Russia. Dopo aver rinnegato il giuramento di fedeltà a Kiev, Natalia è diventata procuratore capo. La sua discesa in campo spianerebbe la strada a Putin. In lei troverebbe conforto lo sciovinismo russo, rappresentando la personificazione della conquista della Crimea da parte del governo.

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