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L' eleganza in bianco e nero di Dior anni Cinquanta, settanta scatti in mostra a Venezia

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Maria Pezzi
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Il cuore di Christian Dior si trova ancora oggi nell' VIII arrondissement di Parigi, al 30 di avenue Montaigne, dove tutto ebbe inizio. Questo indirizzo leggendario affascina Dior ancor prima di diventare stilista. «Mi installerò qui e da nessun' altra parte», confida un giorno al suo amico Pierre Colle. Un desiderio che si realizza l' 8 ottobre 1946 con l' apertura della sua maison. L' hotel particulier ha le proporzioni ideali e rispecchia lo spirito delle sue creazioni: modanature sulle pareti, tonalità grigie, sedie a medaglione, bouquet dai colori vivaci disseminati qua e là e arredi neoclassici Luigi XVI. Lo scenario perfetto per far risaltare i suoi abiti-scultura (New Look) dalle spalle arrotondate con le gonne lunghe a forma di corolla a venti centimetri dal suolo, con la vita di vespa ottenuta con un leggero bustino, che quasi mai presentava fuori da Parigi. Ma per l' amore che nutriva per la vita artistica dal sapore internazionale di Venezia, Dior scelse il salone de "La Perla" del Casinò del Lido per lanciare la sua collezione ("Naturelle") primavera-estate 1951, attesa e contesa nel mondo. Nel suo atelier arrivavano Marlene Dietrich, Liz Taylor e Grace Kelly. La sfilata fu un evento straordinario, ma ancor più eccezionali sono gli scatti fatti quel giorno alle modelle vestite Dior tra i canali, le chiese, i palazzi che non sono mai un semplice sfondo ma protagonisti alla pari delle creazioni del sarto francese che voleva diventare architetto e che in appena dieci anni (prima della sua morte prematuta a 52 anni) ha trasformato la moda (in quanto «gioia, eleganza e bellezza») in arte. La linea Naturelle era costruita sul tema centrale dell' ovale, o meglio dei tre ovali: viso, busto e fianchi. In particolare quello del viso formato dai capelli (spazzolati all' indietro e possibilmente raccolti) e dal cappello (Dior lo riteneva un accessorio essenziale per ogni donna, contribuendo a definire il carattere del volto). Il secondo formato dalle spalle tondeggianti con maniche piene che ricadono sulla linea stretta della vita e quello dei fianchi che si apre sulle linee della gonna, la quale tende a stringersi appena verso l' orlo. Il taglio degli abiti è finalizzato a evidenziare le sinuosità della figura femminile, seguendo le curve naturali del corpo. Senza dimenticare però le esigenze di praticità, che consigliarono di disegnare (almeno per il giorno e pomeriggio) gonne ampie che consentissero libertà di movimento. Grigio elefante - Colore predominante: il grigio, declinato in diverse sfumature, dal perla al grigio elefante, affiancato ai toni pastello del giallo, del verde, dell' azzurro oltremare. Anche se il suo preferito era il nero: «La Petite robe noire è indispensabile a tutti i garde robe». Gli scatti che non vennero effettuati dai fotografi che accompagnarono da Parigi lo stilista, ma da Dino Jarach (fondatore dell' agenzia Cameraphoto) vengono presentati al pubblico attraverso una mostra, dal titolo "Intramontabili eleganze Dior a Venezia", che sarà inaugurata il 12 aprile nella splendida cornice di Villa Pisani a Stra. Insieme alle immagini di moda (inedite) saranno esposte quelle altrettanto belle del "Ballo del Secolo", a Palazzo Labia (dello stesso anno), quel Bal Oriental voluto da Don Carlos de Beistegui del y de Yturbe (popolarmente indicato come il Conte di Montecristo) che richiamò dai 5 continenti un migliaio di protagonisti del jet set. Un ballo in maschera che impegnò lo stesso Dior (aiutato da una schiera di giovani sarti, Dalì e Nina Ricci) in veste di creatore dei costumi che richiamano il Settecento di Goldoni e Casanova. Il padrone di casa dominava vestito da Re Sole tra ballerini e Arlecchini, i Duchi di Windsor, i Grandi di Spagna, il re Faruq d' Egitto, Winston Churchill, aristi come Fabrizio Clerici e Leonor Fini. Presenti anche Barbara Hutton, Diana Cooper, Orson Welles, Daisy Fellowes, Cecil Beaton. Silenziosi testimoni anche in questa occasione furono i reporter di Cameraphoto che in quegli anni documentavano tutto ciò che avveniva in Laguna. E che oggi aprono gli archivi (solo per la parte storica oltre 300 mila negativi schedati) per regalarci la mostra su Dior, curata da Vittorio Pavan e Luca del Prete, che rimarrà aperta fino al 3 novembre 2019. di Daniela Mastromattei

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